«Con la candidatura a Geoparco, vogliamo dare, all’Alta Murgia, una chance prestigiosa di visibilità, verso una migliore tutela e valorizzazione del territorio». Parole concise, quelle pronunciate da Francesco Tarantini, che così commenta la candidatura a Geoparco Unesco del Parco dell’Alta Murgia, di cui è presidente.
Cominciamo dal MurGeopark e dai suoi sogni per il Parco dell’Alta Murgia.
«Nel 2019 nasce il desiderio di entrare a far parte dell’UNESCO Global Geoparks. Distintivo del Parco dell’Alta Murgia è il suo patrimonio geologico con ben 22 geositi di carattere nazionale e internazionale. Coscienti di trovarci in un luogo unico al mondo abbiamo avviato l’iter di candidatura a Geoparco UNESCO, muovendo i primi passi con un complesso studio della geodiversità realizzato con l’Università di Bari e culminato poi nel dossier di candidatura. MurGeopark nasce per dare un volto a questo percorso, mescolando nel concept elementi come le stratificazioni geologiche dei calcari murgiani, le forme sinuose del costone murgiano e il colore rosso che contraddistingue le Miniere di Bauxite. Con la candidatura, stiamo dando all’Alta Murgia una chance prestigiosa di visibilità, funzionale a un radicale cambio di passo verso una migliore tutela e valorizzazione».
Vi sono progetti in corso per valorizzare il capitale naturale e culturale?
«Molteplici iniziative: dalla sensibilizzazione di cittadini e apicoltori con il progetto “Alta Murgia: un Parco per api e farfalle” alla promozione del patrimonio geologico con il progetto “GeoSchool” appena terminato, fino a forme di turismo sostenibili come il geoturismo».
Cosa può dirci sul turismo nel Parco?
«Vi è una forte promozione in atto dei beni storici e architettonici che impreziosiscono il territorio, come dimostra, ad esempio, la forte popolarità di cui gode oggi il Castello del Garagnone».
Siccità, clima torrido, piogge torrenziali: quali sono i provvedimenti dell’ente Parco per fronteggiare la crisi climatica?
«C’è un programma ministeriale specifico chiamato “Parchi per il clima”, le cui risorse assegnateci dal MiTE serviranno a mettere al sicuro dal rischio incendi diverse aree boschive, riqualificandole e attenuando l’impatto dei cambiamenti climatici. Per aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili, ben tre strutture saranno oggetto di interventi di efficienza energetica, tra cui due centri visite e una Stazione Carabinieri Parco. Inoltre, abbiamo avviato un bando per l’installazione di impianti fotovoltaici nei comuni del Parco per favorire le Comunità Energetiche Rinnovabili, di pari passo a un progetto per la creazione di compostiere di comunità, favorendo una gestione sostenibile dei rifiuti».
Quali ritiene siano le criticità nell’Alta Murgia oggi?
«Le principali riguardano l’abbandono dei rifiuti, l’emergenza cinghiali e in estate gli incendi boschivi, fenomeni complessi da arginare e che colpiscono molte aree d’Italia, in forma più o meno grave. Il Parco dell’Alta Murgia ha attuato strategie mirate per contenerli, ma è imprescindibile una sinergia tra tutti gli attori del territorio, chiamati ognuno a fare la loro parte».
Come sono state affrontate nel concreto?
«L’abbandono dei rifiuti è una piaga che tocca indistintamente l’intera Puglia. Il Parco dell’Alta Murgia non ha competenza sul fronte della loro rimozione, ma porta avanti costantemente attività di sensibilizzazione dei cittadini come “Alta Murgia Pulita” che di recente ha coinvolto anche l’Esercito in una pulizia straordinaria, liberando il territorio da 46mila chili di pneumatici fuori uso e la Grava di Faraualla da diversi rottami di auto. In autunno partirà la campagna “Alta Murgia Free Waste” con un duplice obiettivo: sensibilizzare cittadini e scuole sulle problematiche legate all’abbandono dei rifiuti e reprimere i comportamenti illeciti attraverso fototrappole. Per contenere i cinghiali è in atto una strategia che prevede il monitoraggio della specie e le catture tramite chiusini, purtroppo in stallo a causa della peste suina africana. Ma è anche in corso l’innovativo progetto FiCiPAM che prevede la chiusura in loco della filiera del cinghiale, con l’acquisto di un macello mobile e un centro di lavorazione della selvaggina».
Cosa direbbe a chi andrà al Governo a settembre?
«L’invito è raggiungere l’obiettivo 2030 per lo sviluppo sostenibile. Negli ultimi cinquant’anni il numero di aree protette in Italia è certamente cresciuto, toccando il 21% di territorio protetto a terra e il 16% a mare. In Puglia è aumentato del 14%. È un’estensione importante, tuttavia l’Europa indica il 30% come obiettivo da raggiungere entro il 2030: è necessario muoversi in questa direzione».