Studio epidemiologico sull’ex Ilva, Bonelli: «Ritardo ingiustificato». Aress: «Riprogrammato causa Covid»

Nuovo botta e risposta tra il deputato di Alleanza Verdi Sinistra, Angelo Bonelli, e la Regione Puglia relativamente allo studio epidemiologico sui danni provocati dall’inquinamento dell’ex Ilva a Taranto.

Dopo la prima replica dell’Aress Puglia di ieri sera, stamattina Bonelli ha sottolineato che «lo studio doveva essere pronto nel dicembre del 2022, ma solo poche settimane fa la Regione Puglia ha comunicato all’associazione Peacelink che sarà ultimato entro il 31 dicembre 2025». Per il deputato si tratta di un ritardo «grave e ingiustificato. È in corso – afferma – un tentativo dentro e fuori il processo Ambiente svenduto, da parte della difesa, per tentare di dimostrare che la perizia epidemiologica presentata dalla Procura è sbagliata e che non c’è alcun nesso di relazione tra morti e inquinamento Ilva».

Bonelli ha poi evidenziato che «lo studio epidemiologico del 2016, indipendente dalla perizia iniziale della procura di Taranto, non faceva che rafforzare i risultati della perizia ed è per questo che l’aggiornamento è fondamentale». Aggiornamento che, per il deputato di Avs, «arriverà solo il 31 dicembre 2025 quando sarà terminato il processo di Appello [per Ambiente svenduto, ndr]».

In serata la direttrice dell’area epidemiologia e care intelligence dell’Aress Puglia e il coordinatore dell’Avvocatura della Regione Puglia, in una nota, chiariscono che l’Ente «ha finanziato e condotto, tramite i suoi organi tecnici, lo studio del 2016 che ha supportato le conclusioni a cui erano giunti i periti del gip, estendendo e approfondendo l’analisi. I risultati sono stati poi ulteriormente confermati da un ulteriore studio pubblicato nel 2019, fornendo le evidenze necessarie a stabilire il nesso causale tra le emissioni del siderurgico e gli effetti sanitari».

Nella nota della Regione si legge che «a valle dei tre studi già disponibili, con conclusioni tra loro coerenti, la Regione ha programmato l’aggiornamento dello studio di coorte, con l’obiettivo di estendere il periodo di osservazione alle annualità successive al 2014. La durata di osservazione, che in genere non è inferiore a 5 anni, dipende da esigenze di tipo tecnico-scientifico e si basa anche sulla tipologia di esiti in studio e sulla loro frequenza nella popolazione. Il dato di fatto è che, nell’arco temporale di osservazione, è intervenuta l’emergenza pandemica che ha, tra le altre cose, determinato in tutto il mondo un limitato accesso ai servizi sanitari e quindi una riduzione di diagnosi. La riprogrammazione delle attività è stata quindi motivata dall’esigenza di mettersi nelle condizioni di limitare le potenziali distorsioni dovute a questa circostanza allungando di ulteriori due anni lo studio, mentre è sempre continuata l’attività di aggiornamento degli strumenti di sorveglianza epidemiologica. Peraltro, l’aggiornamento dello studio di coorte riguarda le annualità successive al periodo oggetto del processo Ambiente svenduto».

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