È Andria la città pugliese con maggiori sforamenti giornalieri del pm10 e si colloca tra le dieci città italiane con i valori più alti, con una riduzione auspicata che supera il 40 per cento. È quanto emerge dall’annuale rapporto realizzato da Legambiente che fotografa lo stato di salute dell’aria nei centri abitati.
In Puglia la situazione è meno grave rispetto alle regioni del Nord dove, soprattutto nelle grandi città, gli sforamenti sono quasi una costante. Ciò non toglie, però, che andrebbero ridotti per rientrare nei limiti normativi.
Entrando nel merito dei capoluoghi pugliesi, a Bari i valori di pm 10 sono di 23 ng/mc, quelli di pm2.5 sono di 13 ng/mc, mentre quelli di NO2 sono di 22 ng/mc. Rispettivamente, secondo le indicazioni normative, la riduzione delle concentrazioni di inquinanti necessarie per ritornare ai valori al limite dovrebbe essere del 15% per il Pm10, del 23% per il Pm2.5 e del 10% per l’NO2.
A Barletta, invece, sono stati rilevati 28 ng/mc di PM10, 11 ng/mc di Pm2.5 e 17 ng/mc di NO2, per una richiesta di riduzione, rispettivamente del 2% e 9% per i primi due valori. A Brindisi, poi, sono stati rilevati una media di 21 ng/mc di PM10, 12 ng/mc, di PM2.5 e e 15 ng/mc di NO2 e servirebbe una riduzione, rispettivamente, del 4% e del 13% per i primi due valori. A Foggia i valori medi del PM10 sono stati di 21 ng/mc, di pm 2.5 11 ng/mc e di NO2 di 20 μg/mc per una necessaria riduzione, rispettivamente, del 5% e del 9% per i primi due valori. A Lecce, poi, la concentrazione media di pm 10 è stata di 21 ng/mc, di 12 ng/mc di pm 2.5 e 12 ng/mc di NO2 e dunque la riduzione dovrebbe essere, rispettivamente, del 5% e del 17% per i primi due valori. A Taranto, infine, i valori medi annuali nel 2022 sono stati di 21 ng/mc di pm 10, 11 ng/mc di pm 2.5 e 18 ng/mc di NO2, per una richiesta di riduzione, rispettivamente del 6% e del 9% per i primi due valori. A livello nazionale, invece, Torino (Grassi) si piazza al primo posto con 98 giorni di sforamento, seguita da Milano (Senato) con 84, Asti (Baussano) 79, Modena (Giardini) 75, Padova (Arcella) e Venezia (Tagliamento) con 70. Queste città hanno di fatto doppiato il numero di sforamenti consentiti.
«L’inquinamento atmosferico non è solo un problema ambientale, ma anche sanitario e di salute pubblica di grande importanza» afferma Ruggero Ronzulli, presidente di Legambiente Puglia, commentando i dati del rapporto Mal’Aria 2022. «In Europa – sottolinea – è la prima causa di morte prematura dovuta a fattori ambientali e l’Italia registra un triste primato con più di 52.000 decessi annui da PM2.5, pari a un quinto di quelli rilevati in tutto il continente. La direttiva europea sulla qualità dell’aria, recentemente proposta, rappresenta solo il primo step di una sfida importante. Le nuove Aogs (Air Quality Guidelines) impongono un notevole adeguamento rispetto ai valori guida dell’Oms e introducono nuove metriche, come il dimezzamento dei valori di legge attuali». Da qui l’appello anche ai comuni pugliesi. «Tutte le città – prosegue -sono chiamate a dare il proprio contributo, in tutela della salute dei loro cittadini, introducendo politiche efficaci ed integrate che incidano sulle diverse fonti di smog, dalla mobilità al riscaldamento degli edifici, dall’industria all’agricoltura. Nelle città è fondamentale la promozione di azioni concrete sulla mobilità sostenibile attraverso investimenti importanti sul trasporto pubblico, pedonalizzazioni e zone 30, uso delle due ruote in sicurezza, la diffusione delle reti di ricarica dei mezzi elettrici, ecc. Chiediamo al Governo, alle Regioni e ai comuni – conclude Ronzulli – di mettere in campo azioni coraggiose».