Scorie nucleari, riprende la lotta contro i depositi in Puglia e Basilicata: «Ribadiremo il no»

Puglia e Basilicata ancora a rischio di diventare deposito di scorie nucleari. Dopo anni di silenzio e opposizioni da parte dei comuni, che saranno interessati alla presenza di siti per residui nucleari, il ministero dell’Ambiente ha recentemente aggiornato il sito con la lista delle 51 località che sono risultate idonee ad accogliere scorie e, tra queste, ci sono anche siti pugliesi e lucani.

Quali sono i siti

Quattro degli idonei sono in “coabitazione” con la Basilicata, perché si trovano a cavallo tra le province di Bari, Matera e Taranto; uno invece ricade nel territorio di Gravina in Puglia, in provincia di Bari. Il ministero dell’Ambiente ha aggiornato la lista, non solo confermando ma anche classificando, con votazione buono, i siti pugliesi e lucani, e quello di Laterza su quattro livelli. Le due regioni si opposero inviando a Roma un voluminoso dossier con le delibere, votate all’unanimità, dai comuni interessati e con centinaia di osservazioni riguardanti i rischi sanitari, ambientali ed economici, tuttavia il Ministero per l’ambiente ha ignorato le osservazioni.

Quali sono i rifiuti

Si tratterebbe, così come si legge sul sito dedicato al Deposito nazionale, di circa 78mila metri cubi di rifiuti radioattivi a molto bassa e bassa attività, la cui radioattività decadrebbe a valori trascurabili nell’arco di (appena) 300 anni. Di questi rifiuti, circa 50mila metri cubi derivano dall’esercizio e dallo smantellamento degli impianti nucleari per la produzione di energia elettrica, circa 28mila dagli impianti nucleari di ricerca e dai settori della medicina nucleare e dell’industria. Inoltre, nel Deposito Nazionale sarà compreso anche il Complesso stoccaggio Alta attività (Csa), per lo stoccaggio di lungo periodo di circa 17mila metri cubi di rifiuti a media e alta attività. Una parte di questi ultimi, circa 400 m3, è costituita dai residui del riprocessamento del combustibile effettuato all’estero e dal combustibile non riprocessabile. Al termine dei 300 anni, il contenimento della radioattività residua verrebbe assicurato dalle caratteristiche geologiche del sito, individuato sulla base dei criteri di localizzazione e confermato attraverso un’analisi di sicurezza di lungo periodo.

Il No dei Comuni

Pronta fu la ferma risposta di negazione del sindaco di Altamura Vitantonio Petronella, la stessa che ribadisce anche oggi. «In più occasioni – afferma – ho confermato che, con atti deliberati in precedenza, sono state presentate delle osservazioni con cui si è dichiarato che il nostro territorio non è idoneo per un’installazione così impattante. Quindi ho confermato che il Comune di Altamura è contrario al Deposito di scorie nucleari, sottolineando la volontà di azioni comuni con i sindaci dei Comuni di Gravina in Puglia, Matera e Laterza e degli altri Comuni lucani, ugualmente coinvolti, con i presidenti delle due Regioni e con gli altri rappresentanti della nostra città in Consiglio regionale e in Parlamento». Una delle motivazioni al no ai depositi riguarda proprio la conformazione del territorio. «Il nostro Consiglio comunale – fa sapere il primo cittadino – ha ribadito la ferma contrarietà alla realizzazione del Deposito sia per specificità paesaggistiche e ambientali, che archeologiche e antropologiche, ma anche per ragioni legate alla conformazione geomorfologica e idrologica delle aree proposte». Il rischio è che rifiuti nucleari sbarchino in Puglia e Basilicata resta quindi intatto, per questo la Regione ha già chiesto un incontro al Ministero dell’Ambiente per dibattere sulla questione. (Ha collaborato Anna Ventricelli)

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