Rinnovabili, da Bari la proposta di Mario Tozzi: «Ricopriamo le aree industriali di impianti fotovoltaici»

«Sulle rinnovabili si è corso, è vero, ma lo si è fatto male. Anche in Puglia. Non devono sottrarre spazio all’agricoltura ma gli impianti dovrebbero essere installati nelle aree industriali. Anche a Taranto, ad esempio».

A lanciare la provocazione è Mario Tozzi, geologo, divulgatore scientifico, saggista, autore e conduttore televisivo, ospite ieri agli Energy Talks, un ciclo di incontri a ingresso libero in cui affrontare insieme a cittadini, imprese e Istituzioni le conseguenze del cambiamento climatico per il nostro pianeta, promossi a Bari da Hope Group e che si concluderanno domani.

Mario Tozzi, per anni la Puglia è stata il traino delle energie rinnovabili. Lo è ancora ma le autorizzazioni di nuovi impianti, negli ultimi anni, hanno subito una brusca frenata. È un errore?

«Non necessariamente. La verità è che si è corso male. Si poteva fare di più e meglio. Tutta l’Italia ha mille occasioni per puntare sulle rinnovabili ma non sembra convinta di volerlo fare. Negli anni, poi, si sono autorizzati impianti anche dove non si sarebbe dovuto».

Ad esempio?

«Nelle aree agricole. Oggi la legge lo impedisce ma in passato non era così. Sono state sottratti molti campi alle coltivazioni quando, invece, bisogna puntare sulle aree industriali. Ogni capannone dovrebbe avere i pannelli fotovoltaici installati su. Pensiamo all’area dismessa di Manfredonia o alle zone industriali di Taranto e Brindisi. All’ex Ilva, ad esempio, metterei gli impianti sui nastri trasportatori o sulla copertura dei parchi minerali».

Alcuni progetti in Puglia che sono bloccati riguardano l’eolico off shore. Possono rappresentare una alternativa?

«La Puglia ha un territorio molto pianeggiante che favorisce i venti. In mare, poi, le pale sono ancora più efficaci. Questo non vuol dire che è giusto installarle ovunque ma basta fare attenzione al paesaggio. Soprattutto gli impianti galleggianti con area marina protetta rappresentano una importante soluzione».

Questo governo sta lavorando bene nel tentativo di alleggerire la burocrazia per chi voglia installare degli impianti rinnovabili?

«Non abbastanza. Sembra sensibile al problema della burocrazia ma resiste un veto culturale. Penso ad esempio a Vittorio Sgarbi che spesso si è scagliato contro le pale eoliche. Io non dico che le metterei sul colle dell’infinito di Leopardi ma si possono installare senza intaccare il paesaggio. Quello che manca davvero è una visione. Prima le rinnovabili, in generale, non venivano considerate importanti. Ora l’approccio resta superficiale».

C’è un altro tema particolarmente sentito in Puglia: quello della desertificazione e della crisi idrica. Essendo una terra con pochi corsi d’acqua ha dovuto affrontare il problema molto prima di altre zone d’Italia che oggi vivono una vera e propria emergenza. Sarà sufficiente per il futuro?

«È una regione preparata e negli anni l’Acquedotto Pugliese ha fatto importanti passi avanti. Anche su questo aspetto, però, il mondo agricolo svolge un ruolo determinante perché solo il 18% dell’utilizzo idrico è domestico. Gran parte dell’acqua serve per le colture. Qui non solo bisogna evitare gli sprechi ma anche fare delle scelte più oculate».

Ad esempio?

«Una volta la Puglia era il granaio d’Italia. Oggi vengono prodotti ortaggi e frutti più idrovore del grano. Il rendimento economico è maggiore ma lo è anche il consumo dell’acqua. Bisognerebbe puntare sul riutilizzo delle acque reflue per l’irrigazione. In questo modo si riuscirebbe a risparmiare quella potabile. Una soluzione intelligente verso cui l’intero settore agricolo dovrebbe spingere, con il sostegno, ovviamente, delle istituzioni».

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