Mentre il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, annuncia tronfio il via libera al decreto che dovrebbe dare la stura a quasi 15mila comunità energetiche con uno stanziamento di 2 miliardi e 200 milioni di euro del Pnrr, in Puglia c’è fermento per la realizzazione di progetti energetiche legati “alle acque chiuse”.
In Capitanata, a Brindisi e a Taranto si stanno polarizzando esperienze che potrebbero portare presto a vedere “galleggiare” pannelli fotovoltaici nelle acque pugliesi. Se A Brindisi il progetto dell’Eni, che vuole realizzare un impianto nel bacino della zona industriale, è rimasto una bella intenzione, tutta a ancora da realizzare nonostante il tempo trascorso dalla sua presentazione. Se in Capitanata i numerosi invasi gestiti dal consorzio di Bonifica potrebbero “offrirsi” alla nuova tecnologia rinnovabile, con grande vantaggio per la qualità delle acque e senza consumo di territorio. A Taranto si pensa in grande, ed entro l’anno potrebbe sorgere – battezzato dal padre del parco Beleolico, Luigi Severini – il primo impianto fotovoltaico galleggiante di Puglia, con caratteristiche di innovazione uniche in Italia: 72mila pannelli fotovoltaici bifacciali dalla potenza nominale elettrica di circa 48 MW, capace di produrre 80GWh annui e coprire il fabbisogno energetico di 80mila utenti, per un costo stimato di 52 milioni di euro, che potrebbero trovare sostegno dai fondi Pnrr. Il progetto, capace di coniugare fotovoltaico galleggiante ed energy storage, sarà “ospitato” in un’area marina di circa 40 ettari fuori rada del porto di Taranto, in modo – almeno in un primo tempo – di venire incontro alle necessità energetiche dell’area portuale, implementando il “cold ironing”, il processo che consente di spegnere i motori navali durante l’ormeggio in porto, garantendo la continuità di fornitura energetica.
Si tratta di un progetto made in Italy e con slang tarantino, presentato dalla start up innovativa NiceTechnology che si è affidata alle mani esperte di Luigi Severini, titolare dello studio di ingegneria “ilStudio Engineering & Consulting”, per redigere il progetto preliminare che getta le basi per rendere lo scalo tarantino un vero “porto verde”, il primo in Italia e in Europa a contare su un impianto fotovoltaico – anche ibrido – galleggiante sul mare, capace non solo di produrre energie ma anche di stoccarla attraverso due tipi di impianti: uno a idrogeno verde, prodotto da un elettrolizzatore, e uno che sfrutta la tecnologia Thermal Energy Storage.
Quest’ultimo sistema sfrutta una tecnologia di accumulo di energia termica basata su un letto di sabbia fluidizzato, alimentato esclusivamente da rinnovabili, caricabile con energia elettrica e termica in eccesso. infine, la grande innovazione dell’impianto è rappresentata dal fatto che può essere facilmente replicato: basta solo uno spicchio di mare.