All’indomani dell’elezione del Presidente della Repubblica, che ha visto la conferma di Sergio Mattarella, la politica apre un nuovo dibattito. All’ordine del giorno la necessità di cambiare la legge elettorale, in vista della fine della legislatura il prossimo anno. In molti premono per un proporzionale puro, nella speranza di garantire maggiore rappresentanza e governabilità. Ma l’idea non convince il costituzionalista Felice Giuffrè. «L’introduzione del proporzionale sarebbe devastante – dice – La legge proporzionale poteva andare bene in un quadro politico, quale quello che abbiamo messo in soffitta dopo Tangentopoli, in cui i partiti erano forti e le classi dirigenti assai legittimate e radicate nel Paese. La vicenda dell’elezione del Presidente della Repubblica ha dimostrato che i partiti sostanzialmente non esistono più, non riescono a tenere i loro gruppi parlamentari, e dunque in questa situazione una legge proporzionale costituirebbe un grosso passo indietro per il Paese».
L’esperto teme il rischio «di una grande frammentazione che andrebbe superata magari anche intervenendo sulla forma di governo, e soprattutto l’abbandono definitivo del bipolarismo, e quindi della possibilità per i cittadini di votare una coalizione e giudicarla dopo cinque anni, come richiedono i tempi della democrazia, che vuole stabilità, un’attività di maggioranza e del governo che duri cinque anni e poi la possibilità di essere sottoposta al giudizio degli elettori – prosegue l’esperto – Una legge elettorale proporzionale in questo momento costituirebbe l’abbandono definitivo o comunque per molto tempo di questa prospettiva». Per il costituzionalista, dunque, sarebbe auspicabile «accentuare la parte maggioritaria, ma se non ci fosse questa intenzione tanto vale rimanere con l’attuale legge. A mio avviso la soluzione migliore sarebbe il vecchio Mattarellum eliminando lo scorporo». Da parte sua, il senatore del Pd Dario Stefàno dice che «è indispensabile mettere in campo una legge elettorale proporzionale e garantire una rappresentanza reale con le preferenze». Di segno opposto il parere del deputato di Forza Italia Giorgio Mulè: «Bisogna intervenire non tanto sul modello maggioritario che rimane il faro del prossimo futuro, bensì sulla necessità di vincolare i parlamentari a un patto di lealtà con gli elettori per evitare trasformismi e ingovernabilità».










