Il settore delle costruzioni ha generato l’effetto propulsivo più elevato sull’economia tra tutte le attività industriali nel 2021: oltre un terzo della crescita del Pil italiano, stimato con un segno più del 6,5 percento lo scorso anno è dovuto al mondo dell’edilizia.
È quanto indica l’Ance (l’associazione nazionale costruttori edili) nell’osservatorio sull’industria delle costruzioni, registrando investimenti nel settore in crescita del 16,4 percento nel 2021, un risultato superiore anche ai livelli prepandemici (più 9 percento rispetto al 2019) ed una produzione in salita del 24,3 percento.
Anche per il 2022 gli investimenti nelle opere pubbliche sono attesi in crescita dell’8,5 percento (pari a circa 3,2 miliardi aggiuntivi) grazie alle risorse del Pnrr, soprattutto per gli interventi diffusi sul territorio. Per quanto riguarda il caro materiali, intanto, l’aggravio economico per le imprese nella realizzazione delle opere «Rischia concretamente di bloccare i cantieri. Le misure messe in campo dal Governo non sono ancora sufficienti, serve un adeguamento dei listini prezzi e degli importi a base d’asta, come peraltro recentemente effettuato da alcune primarie stazioni appaltanti», è la richiesta dei costruttori. Infine, la nota dolente su Superbonus 110 percento che nella sua prima fase di attuazione ha generato entusiasmo con oltre 107 mila interventi attivati per 18,3 miliardi di euro rilevati fino al 31 gennaio scorso dal monitoraggio Enea-Mise-Mite.
Tuttavia le continue modifiche normative fanno prevedere nel 2022 una diminuzione dell’8,5 percento degli investimenti in riqualificazione. «A causa del momentaneo blocco delle cessioni dei crediti, che investe non solo il superbonus, ma anche i bonus ordinari generato dal decreto sostegni ter». Per quanto è da sottolineare che dei 220 miliardi previsti dal Pnrr nel suo complesso, ben 108 sono destinati alle costruzioni o comunque al mondo edile: dalle grandi infrastrutture ai piccoli interventi, quasi la metà degli aiuti europei.