Da dieci giorni è iniziata la raccolta delle olive in Puglia, in anticipo. Perché il cambiamento climatico ha stravolto i tempi dell’agricoltura, le olive che sono sugli alberi sono troppo mature, alcune sono cadute prima, altre appaiono ormai rovinate. La produzione sarà del 40 per cento in meno, secondo una stima sommaria. Diminuirà anche l’export, perché la Puglia è la regione che più di tutte le altre esporta olio, basti pensare che quest’anno (con l’olio vecchio) si è raggiunto il record storico tant’è che il territorio fa un balzo del 60% nelle vendite all’estero. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti Puglia sui dati Istat sul commercio estero relativi al primo semestre 2024 dei prodotti agricoli rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Stiamo parlando di un giro di affari di 174 milioni di euro.
I dati
Ma è anche vero che il 2024 per la siccità, per la xylella le olive sono poche, pochissime. In provincia di Bari e nella BAT si rischia un calo fino al 40% della raccolta di olive a causa delle temperature sopra la media già ad aprile e maggio, «un caldo anomalo e fuori stagione che da subito – denuncia Coldiretti Puglia – ha preoccupato gli olivicoltori, perché sfavorevole alla fisiologica mignolatura dell’olivo. Infatti, nel mese di maggio ricorre la fioritura dell’olivo che quest’anno, nonostante la prolifica produzione registrata durante la scorsa campagna olearia, sembrava essere soddisfacente un po’ ovunque, ma le buone aspettative sono state poi tradite da un progressivo aborto dei fiori dovuto appunto all’eccessivo e duraturo caldo».
Non solo: in provincia di Foggia l’innalzamento delle temperature dal mese di maggio ad agosto e la mancanza di piogge è stato di ostacolo per l’allegagione. Così anche nell’areale foggiano è stimata una bassa produzione di olive, in termini percentuali in calo del 50% rispetto alla scorsa stagione olivicola. Calo sensibile anche in Salento, con le province di Taranto e Brindisi che risentono della siccità e della mancanza di piogge, ma anche i costi di produzione sono triplicati e la mancanza di manodopera sia per la coltivazione dei terreni sia per l’apertura dei frantoi. Per non parlare della xylella e dei 22 milioni di piante di olive ammalate.
Il risultato? Al momento ci si sforza di recuperare ciò che si può, anticipando i tempi, ma una cosa è certa, il prezzo dell’olio salirà e potrà anche superare i 10 euro a litro, perché questa sarà una annata con poca produzione. E molta di questa sarà esportata all’estero.