Mittal investe in Francia: pronti 1,8 miliardi per decarbonizzare l’acciaieria di Dunkerque

Fa discutere la decisione di ArcelorMittal di investire 1,8 miliardi di euro in Francia per decarbonizzare l’acciaieria di Dunkerque, con 850 milioni di sostegno statale. Ad annunciarlo è stato il ministro francese dell’Economia Bruno Le Maire.

L’intervento di elettrificazione della produzione rientra nel piano “France 2030”, un programma che mira ad abbattere le emissioni in circa cinquanta centri produttivi del Paese.

Una operazione imponente che consentirà alla Francia di registrare un calo del 6 per cento delle emissioni di Co2 legate all’industria, equivalente a circa l’1 per cento delle emissioni nazionali. Anche in virtù dei progetti d’Oltralpe, il gruppo franco-indiano sarebbe più propenso a lasciare le quote di Acciaierie d’Italia anche difronte a una offerta inferiore ai 400 milioni, la cifra con cui fu valutato il 38 per cento della società quando nella compagine entrò lo Stato tramite Invitalia.

In queste ore gli avvocati delle due parti si stanno confrontando per trovare un accordo che, secondo la deadline imposta dal governo, dovrebbe arrivare entro domani. Una corsa contro il tempo per evitare un lungo contenzioso legale che renderebbe molto complicata la continuità della produzione e l’avvio di nuovi investimenti.

Continuano intanto a rincorrersi le voci su quale impresa privata potrebbe essere interessata a prendere il posto di ArcelorMittal, vista la volontà del Governo di ridurre al minimo indispensabile il periodo di nazionalizzazione del Gruppo. Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, parlando a margine del dibattito organizzato da The European House Ambrosetti, ha parlato di numerosi gruppi italiani all’avanguardia nel settore della siderurgia «che possono portare il know-how industriale insieme allo Stato e mantenere quel ramo acciaio che è indispensabile al nostro Paese. Non tanto in un mercato globale in cui il ferro e l’acciaio si trovano, ma per essere certi di non esporre il Paese, in un momento di crisi internazionale come questa, con i problemi al canale di Suez, la guerra russo-ucraina, le tensioni in Medio oriente, le nuove tensioni che vediamo nel mare cinese con Taiwan, a quelle oscillazioni che danneggiano tutti, prima di tutto i consumatori in un momento in cui l’inflazione sta piegando la testa e che non vorremmo veder ripartire», ha concluso Toti.

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