Il progetto I-plastic, finanziato da Jpi Oceans e realizzato da un consorzio multidisciplinare di esperti europei e brasiliani provenienti da cinque istituti e da quattro paesi, di cui l’Università del Salento è il partner italiano, ha indagato sul destino delle microplastiche e delle nanoplastiche dalla terra al mare, in regimi di flusso e climatici distinti, e sulla loro dispersione nell’oceano aperto.
Il gruppo di ricercatori italiani del Dipartimento di Scienze e tecnologie, biologiche e ambientali dell’Università del Salento è stato coordinato dal professore Sergio Rossi, docente di Zoologia.
I risultati principali del progetto I-plastic si sono concentrati sul ruolo del sistema fiume estuario nell’inquinamento da plastiche negli oceani con i suoi potenziali impatti. Trattandosi di uno degli habitat naturali più produttivi nel mondo, ciò rappresenta una seria minaccia per le specie acquatiche e per la salute umana. Un altro importante risultato è la messa a punto di un metodo innovativo per la determinazione quantitativa delle nanoplastiche in organismi, i cui risultati sono in via di pubblicazione sulla rivista Communication Earth & Environment della serie Nature.
Sono dieci le cose da sapere sulle microplastiche e nanoplastiche in mare: gli estuari sono i principali punti di accumulo di microplastiche; l’inquinamento da microplastiche è ubiquitario negli estuari e nelle aree costiere adiacenti; la concentrazione di microplastiche negli estuari è determinata dallo sviluppo urbano; la distribuzione delle microplastiche negli estuari dipende dall’idrodinamica locale; le correnti oceaniche, le maree e le onde possono trasportare le microplastiche nell’oceano a centinaia di chilometri di distanza dagli estuari nel giro di pochi mesi; tutte le specie acquatiche presenti negli ambienti estuarini e in quelli adiacenti sono in qualche misura contaminate da microplastiche; le microplastiche rappresentano una minaccia per i sistemi di barriera corallina; i filtratori possono rimuovere efficacemente le microplastiche dall’acqua di mare; il polietilene a bassa densità (LDPE) è uno dei tipi più comuni di microplastica presenti negli estuari e nell’ambiente marino; l’inquinamento da nanoplastica rappresenta un grave rischio per gli organismi acquatici.