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L’erosione “mangia” le spiagge pugliesi: Taranto e Lesina a rischio per l’innalzamento del livello del mare

Il 55% della costa pugliese e lucana subiscono gli effetti dell’erosione legate, soprattutto, all’innalzamento delle acque. A livello nazionale il dato è del 46% ed è triplicato dal 1970. È un dato allarmante che le pone ai primi posti tra le regioni italiane: solo in Calabria il dato è peggiore (60,9%). È quanto si evince…

Il 55% della costa pugliese e lucana subiscono gli effetti dell’erosione legate, soprattutto, all’innalzamento delle acque. A livello nazionale il dato è del 46% ed è triplicato dal 1970. È un dato allarmante che le pone ai primi posti tra le regioni italiane: solo in Calabria il dato è peggiore (60,9%). È quanto si evince dai dati dell’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. Gli effetti del cambiamento climatico che impatta sullo scioglimento dei ghiacciai, sta mettendo dunque a dura prova la tenuta delle tanto amate spiagge pugliesi. Un patrimonio che, se le più recenti previsioni dell’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climatic Change) venissero confermate, verrebbero in gran parte cancellate da un innalzamento del livello del mare di “alcune decine di centimetri”. L’area di Lesina (Foggia) e di Taranto e di Metaponto sono state recentemente inserite dall’Enea nell’elenco delle zone più a rischio nei prossimi anni, insieme ad altre trentasette zone litorali della Penisola.

Un campanello d’allarme importante che, insieme proprio al fenomeno dell’erosione, rischia di far diventare un lontano ricordo alcune delle località più suggestive. Negli anni, però, poco è stato fatto per non arrivare alla situazione attuale.

Come ricordano gli esperti, infatti, la rimozione di molte dune lungo la costa ha provato il territorio di un argine naturale. Eppure basterebbe osservare costa sta accadendo nel mondo per rendersi conto del rischio incombente. Tre mesi fa a Hemsby, in Inghilterra, l’erosione della costa ha costretto le autorità a evacuare la popolazione e a demolire alcune abitazioni. Una situazione simile si è verificata in Normandia, dove lungo le alte scogliere da tempo si registrano frane che mettono a repentaglio le vicine zone residenziali.

Se da una parte il ritirarsi delle coste mette a repentaglio intere città, nell’immediato pone già interrogativi importanti sull’accesso alle spiagge. Sempre meno ampie, diventa più complicata la convivenza tra le concessioni private e l’accesso pubblico. Se da una parte, a livello nazionale, si restringe la disponibilità di spazi, negli anni sono aumentate le concessioni.

Nel 2022 erano 12.166 secondo i dati del monitoraggio del Sistema informativo demanio marittimo (Sid). Il 12,5% in più rispetto a tre anni prima. Un numero cresciuto in particolar modo nel Mezzogiorno, con un aumento di quasi 200 nuovi stabilimenti sempre in tre anni. La Regione Puglia ha deciso di frenare con una legge la contrazione delle spiagge libere. Una iniziativa che l’ha resa quella con la percentuale maggiore di litorale a pubblico accesso: il 60%. Un primato che condivide con un’altra Regione che punta molto sul mare: la Sardegna.

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