Dopo gli indugi iniziali, arriva il benestare di Legambiente per il parco eolico che dovrebbe nascere al largo delle coste baresi: «Siamo favorevoli a questo progetto – dice il presidente regionale Ruggero Ronzulli – perché, stando a una prima analisi, rispetterebbe le distanze dalla costa, che è il fattore che preoccupa più il territorio da un punto di vista ambientale».
L’impianto dovrebbe sorgere a circa 40 chilometri dalla costa: «Il suo impatto visivo sarà praticamente nullo», spiega Ronzulli che aggiunge come, da una prima analisi, si tratti «un progetto interessante dal punto di vista tecnico e qualitativo, anche perché prevede un impianto per la produzione di idrogeno verde. Ovviamente bisogna aspettare l’analisi di valutazione d’impatto ambientale per poter entrare nel dettaglio». Il progetto – ancora nella sua fase preliminare – dovrebbe essere completato non prima del prossimo anno.
Sarà l’azienda barese Hope – Hydrogen for People a realizzare il progetto di eolico off-shore (cioè realizzato in mare) da 1.120 gigawatt, insieme ad un impianto da 600 megawatt per la produzione del cosiddetto “idrogeno verde”, che altro non è che l’idrogeno prodotto a impatto ambientale zero mediante l’elettrolisi dell’acqua senza il rilascio di anidride carbonica. «Quest’idea – dice Fabio Paccapelo, amministratore di Hope srl – nasce dalla volontà di realizzare un parco off-shore che sia quanto meno impattante possibile. Per questo lo abbiamo posizionato così lontano dalla costa e abbiamo deciso di accompagnarlo da quella che crediamo essere la risoluzione del problema dell’intermittenza della fonte eolica, cioè la produzione di idrogeno accoppiata a quella di energia rinnovabile. Non possiamo che essere felici e soddisfatti del gradimento di Legambiente – conclude Paccapelo – perché vuol dire che abbiamo fatto un lavoro che è in linea con quelli che sono gli indirizzi non solo normativi, ma anche chiesti dagli ambientalisti».
Nel frattempo la Hope (che dovrebbe assumere circa 15 persone tra specializzati e professionisti del settore) ha presentato alla Capitaneria di porto un’istanza di concessione demaniale marittima della durata di trent’anni «per l’occupazione degli specchi acquei e zone del demanio marittimo interessati dalla realizzazione dell’impianto». A pieno regime l’impianto, con le sue 80 turbine galleggianti distanti circa 12 miglia dalla costa, dovrebbe garantire una produzione di oltre 3,5 terawattora di energia, riuscendo a soddisfare le esigenze di circa un milione di abitanti: «È ovvio – aggiunge il numero uno di Legambiente Puglia – che impianti di questo genere possono diventare la soluzione per superare i combustibili fossili. Progetti di questo genere sono già il futuro perché in Europa del Nord sono pieni di questa tecnologia e noi siamo ancora una volta in ritardo».
Il tutto, però, dovrebbe essere completato non prima del 2027. Per la realizzazione di impianti eolici off-shore come questo, infatti, ci vogliono almeno cinque anni tra fase autorizzativa e quella di cantiere. «A differenza degli impianti eolici e fotovoltaici tradizionali, che vengono realizzati nel giro di poco tempo – spiega Ronzulli – si tratta di progetti che non possono rispondere nell’immediato al bisogno di energia, ma che con una pianificazione a lungo raggio possono produrre ottimi risultati». Senza considerare l’atavico problema della burocrazia, come è accaduto per l’impianto di Taranto che è stato concluso in poco meno di 15 anni. Quella al largo di Bari è una delle tre aree individuate dalla Regione Puglia per l’installazione di impianti di questo tipo. Le altre due sono le zone marittime di Brindisi e Manfredonia.