L’appuntamento dei combattenti, gli irriducibili del Comitato No Inceneritore, era stato fissato per ieri pomeriggio, alle 14.30. Pur con le armi spuntate dall’ordinanza delle sezioni uniti civili della Corte di Cassazione, che lunedì ha confermato la legittimità della pronuncia del Consiglio di Stato, e di fatto della realizzazione dell’impianto di ossicombustione alla zona industriale di Bari, si sondano strade. Che, al momento, null’altro hanno (né possono avere) di giudiziario, ma sperano in una scelta “politica” delle istituzioni.
Il ruolo delle istituzioni
La palla, a questo punto, passa nelle mani delle istituzioni, quelle stesse istituzioni che hanno dato il via libera all’insediamento. Si parla del parere del Comune di Bari, datato 2017, che arrivò assieme a quello dell’Arpa, in risposta alla richiesta presentata il 15 febbraio 2016 dalla NewO di VIA (valutazione di impatto ambientale) e di AIA (l’autorizzazione integrata ambientale) in ordine al progetto. Solo negli anni successivi, la Giunta Decaro si schierò con quella del Comune di Modugno. Ma soprattutto la determinazione n. 7, emessa il 25 gennaio 2018 dalla Sezione autorizzazioni ambientali della Regione Puglia, con la quale è stato espresso il giudizio favorevole di compatibilità ambientale, con prescrizioni, al progetto, ed è stata rilasciata l’AIA per “la realizzazione dell’impianto e la conseguente produzione di materiale vetroso e di energia elettrica, nonché per la cattura e stoccaggio di anidride carbonica per l’utilizzo tecnico da parte di terzi”.
Ma non solo. Il 31 marzo 2021, il servizio VIA e quello per la valutazione dell’incidenza ambientale della Regione Puglia hanno poi ritenuto che le modifiche progettuali proposte dalla Newo non fossero sostanziali ai fini della VIA, ed hanno escluso potenziali significativi impatti negativi sull’ambiente.
La revoca in autotutela
Ciò che oggi potrebbe ancora accadere, se ve ne fosse la volontà politica, allora, è che la Regione Puglia revochi, in autotutela, quelle due autorizzazioni, la cui validità (negata in primo grado dal Tar Puglia, confermata dal Consiglio di Stato il 18 luglio 2022) rappresenta il via libera alla realizzazione dell’impianto alla zona industriale.
Il focus sulle perle vetrose
Al centro del dibattito scientifico, prima che politico e giudiziario, la qualifica delle “perle vetrose”, che per la NewO è di “rifiuto cessato”, a differenza di quanto invece sostengono gli ambientalisti. E, di conseguenza, il possibile utilizzo in edilizia, in base a norme riconosciute come valide ed attuali anche dalla Corte di Cassazione.
Il finanziamento negato
Sul piatto della bilancia anche il finanziamento da 10 milioni di euro che la NewO aveva richiesto alla Regione Puglia, in qualità di agevolazione per la realizzazione dell’impianto, ricevendo però risposta negativa. Il 4 settembre, il dipartimento Sviluppo economico della Regione Puglia, prendendo atto dell’istruttoria ricevuta da Puglia Sviluppo, aveva dichiarato inammissibile la richiesta della società, negando dunque il sostanzioso appoggio economico al programma di investimento e alla realizzazione dell’inceneritore. Un tassello che gli ambientalisti hanno sempre tenuto ben presente e che oggi potrebbe incastrarsi in un’eventuale scelta in favore dell’ambiente.