Tonnellate di rifiuti in mare, scattano i domiciliari per 10 persone: l’ecosistema marino del Gargano compromesso dall’azione sconsiderata di persone che vivono di pesca. Disastro ambientale, questa l’accusa mossa agli arrestati in quanto avrebbero gettato in mare 27 tonnellate di reti in plastica e 4 mila tonnellate di gusci di mitili morti. Dieci persone, tra cui presidenti di cooperative locali, sono accusate di disastro ambientale altri quattro indagati di combustione illecita di rifiuti. Gli avvisi di reato e le misure restrittive della Procura di Foggia sono giunte alla fine di un’operazione dei militari della Capitaneria di porto lungo la costa nord del Gargano: 60 chilometri di spiagge che vanno da Chieuti a Capojale, nel Foggiano. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati anche dieci impianti di mitilicoltura senza, al momento, facoltà d’uso in attesa della nomina di un amministratore giudiziario che dovrà garantire il funzionamento degli allevamenti.
Il procuratore di Foggia, Ludovico Vaccaro, ha sottolineato che si tratta di disastro ambientale per il quale necessitano notevoli risorse economiche da destinare al ripristino dell’ecosistema. Intanto la Regione Puglia ha stanziato 250 mila euro per definire la portata del disastro nel mare del Gargano. Gli inquirenti hanno ribadito che gli indagati erano consapevoli dell’illecito e non a caso il gip ha riportato nell’ordinanza la frase intercettata: “Il mare è un disastro sono sparite le lumachine e anche i pesci”.
Per l’assessora al Welfare, Rosa Barone, ora bisogna «accelerare con gli impianti per il trattamento dei rifiuti prodotti in quell’area». Così puntualizza: «Ringrazio le forze dell’ordine per l’operazione “Gargano Nostrum” che ha portato a numerosi arresti per disastro ambientale e combustione illecita di rifiuti nel settore della mitilicoltura nella zona tra Lesina e Capoiale. Parliamo del fondale dell’area nord del Gargano – continua Barone – un bene di natura collettiva, che è necessario tutelare per uno sviluppo economico sostenibile. Quanto emerso da questa indagine dimostra ancora di più la necessità che il Comune di Cagnano e gli altri enti competenti in materia accelerino la progettazione di impianti per il trattamento dei rifiuti prodotti in quell’area».