Ex Ilva, slitta a febbraio 2025 il verdetto sulla chiusura dello stabilimento di Taranto

“I bambini di Taranto vogliono vivere” recita lo striscione portato da alcuni attivisti dell’associazione “Genitori Tarantini”, tra i quali anche i cantanti Mietta e Mimmo Cavallo, davanti al tribunale di Milano, per l’udienza sulle azioni inibitoria e risarcitoria intentata da un gruppo di tarantini contro l’ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria. I giudici della prima sezione civile hanno rinviato l’udienza al 6 febbraio del prossimo anno e ha dato termine per repliche e produzione di documenti alle parti.

«L’autorizzazione Aia per l’ex Ilva non c’è ancora, l’attuale è scaduta ad agosto 2023 e anche se arriverà quella nuova – spiega l’avvocato Ascanio Amenduni, che insieme al collega Maurizio Rizzo Striano patrocina l’azione promossa dall’associazione “Genitori Tarantini” – occorrerà vedere se si è conformata ai parametri indicati dalla Corte di Giustizia europea».

La querelle

La Corte Ue, a cui il tribunale di Milano si è rivolto, ha ripassato la palla ai giudici nazionali stabilendo, sulla base delle direttive europee, che se ci sono danni alla salute, gli impianti vanno fermati. I giudici europei hanno inoltre stabilito che la valutazione d’impatto sanitario delle produzioni industriali deve essere parte integrante dell’Aia. Spetta ora ai giudici milanesi stabilire se c’è un pericolo grave e attuale e se in base ad esso lo stabilimento deve chiudere o sospendere l’attività. Per i legali dei gestori dello stabilimento, sono state rispettate tutte le regole.

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