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Ex Ilva, le donne tarantine scrivono all’Europa: «La fabbrica è ancora pericolosa»

«Lo stabilimento siderurgico ex Ilva continua a inquinare e l’ultimo decreto del governo, trasformato in legge dal Parlamento, aggrava la situazione ambientale di Taranto, dove non sono state ancora realizzate tutte le bonifiche delle zone colpite dall’inquinamento». È quanto scrive al Comitato dei ministri del consiglio europeo Lina Ambrogi Melle, presidente del comitato “Donne e…

«Lo stabilimento siderurgico ex Ilva continua a inquinare e l’ultimo decreto del governo, trasformato in legge dal Parlamento, aggrava la situazione ambientale di Taranto, dove non sono state ancora realizzate tutte le bonifiche delle zone colpite dall’inquinamento». È quanto scrive al Comitato dei ministri del consiglio europeo Lina Ambrogi Melle, presidente del comitato “Donne e futuro per Taranto libera”, nonché promotrice dei due ricorsi collettivi alla corte europea dei Diritti dell’Uomo contro lo Stato italiano per la questione dell’ex-Ilva che si sono conclusi con la condanna dello Stato.

Gli avvocati dello studio legale Saccucci e partners, che hanno portato avanti a Strasburgo i due ricorsi nel 2015 e nel 2017 promossi da Ambrogi Melle e altre decine di tarantini (entrambi conclusi con sentenze definitive di condanna per la mancata adozione da parte dello Stato italiano di misure volte a garantire la protezione del diritto alla salute dei tarantini) hanno inviato una nuova comunicazione agli organi europei che controllano l’esecuzione di tali sentenze, per informarli che i cittadini di Taranto e dei comuni limitrofi non solo continuano a subire gli effetti delle emissioni nocive del siderurgico, ma addirittura che sono aumentati i rischi per la loro salute a causa della nuova legge che consente lo scudo penale per i gestori della fabbrica.

«Questa legge – spiega Ambrogi Melle – garantisce la continuità dell’attività produttiva dell’ex Ilva anche quando dovessero emergere criticità ed emergenze dal punto di vista dell’inquinamento. Infatti a fronte di un eventuale nuovo sequestro da parte della magistratura, il siderurgico di Taranto potrà continuare la sua attività produttiva con l’affidamento della gestione ad un commissario. Vengono poi sottratte alcune decisioni al giudice di Taranto spostandole al tribunale di Roma. E questo in presenza di una situazione impiantistica che ha portato la corte d’Assise, a maggio del 2022, a negare il dissequestro degli impianti perché attualmente lo stabilimento produce ancora immissioni potenzialmente pericolose per la salute pubblica».

Insieme alla lettera, i legali hanno allegato l’ultimo aggiornamento dello scorso 10 febbraio 2023 di Arpa Puglia, che segnala l’incremento del pericoloso benzene in tutte le centraline prossime allo stabilimento siderurgico e anche l’ultimo aggiornamento del rapporto dello studio “Sentieri” che rileva la situazione critica del Sin (sito di interesse nazionale) di Taranto per gli eccessi di ricoveri e mortalità per tutte le cause, per i tumori maligni, per le malattie del sistema circolatorio e per le malattie dell’apparato digerente. Da questo rapporto emergono anche eccessi di ricoveri in età pediatrica per tutti i tumori maligni e di leucemie e anche un eccesso anche di mortalità infantile.

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