Il senatore Mario Turco, vice presidente del Movimento cinque stelle, mette in mora il ministero dello Sviluppo economico sul prestito ponte da 320 milioni di euro per far ripartire gli altoforni a carbone dell’ex Ilva e sulla possibilità di installare un rigassificatore in mare di fronte a Taranto. Per Turco la necessaria riduzione di emissioni di Co2 entro il 2030 e la progressiva produzione di acciaio con forni elettrici, alle attuali condizioni, sono obiettivi impossibili da raggiungere. Lo Stato rischia un danno erariale col prestito da 320 milioni al siderurgico per riattivare i vecchi altoforni a carbone «alla luce del fatto che nessun investitore potrà mai impegnarsi nel ripristino di vecchi altoforni che non potranno più godere di quote gratuite di CO2, che dovranno quindi essere acquistate, provocando un evidente stato di anti-economicità di tali operazioni».
Il rigassificatore
A fine settembre in Fiera del Levante il ministro Urso ha riferito dell’offerta della società azera Baku Steel, che ha partecipato alla gara per acquisire gli impianti del siderurgico, di stanziare una nave-rigassificatore nel porto di Taranto. Su questa ipotesi, il senatore tarantino si chiede se «davvero il governo intenda rendersi partecipe di un ulteriore disastro ambientale. Sarebbe un ingiustificato accanimento contro un territorio che invece richiede di essere risarcito, risanato e riconvertito in nome delle vite che ha già sacrificato per la dissennatezza di chi ha preferito il profitto alla salute e al benessere collettivo».
L’interrogazione
Nel testo depositato in commissione al Senato da Turco, il pentastellato chiede al ministero chiarimenti sulle strategie per rimediare alla miopia delle politiche industriali finora attuate, «considerando che sarà impossibile restituire il prestito ponte, data la sconvenienza economica dell’operazione, e che la mancanza di garanzie per la salubrità di un territorio come quello di Taranto, oltre a ripercuotersi sull’economia dell’intera collettività nazionale per la crescente incidenza del costo sanitario, non può più essere considerata secondaria rispetto alle logiche della grande industria». Tra i quesiti posti, Turco chiede al governo anche se è stato definito il piano di decarbonizzazione più volte annunciato, con il relativo piano degli investimenti e di copertura del fabbisogno finanziario dell’ex Ilva. Sul prestito ponte, ad agosto è stata presentata un’interrogazione alla Commissione Europea sulla compatibilità della ripartenza della produzione col ciclo integrale a carbone, per Turco, «totalmente incompatibile con la salute umana».