«I commissari straordinari ex Ilva si sono mostrati più preoccupati di difendere tutto il percorso che fino ad oggi la fabbrica non ha fatto per realizzare le prescrizioni dell’Aia, l’Autorizzazione integrata ambientale, scaduta, piuttosto che illustrarci in che modo si può ottenere la prossima autorizzazione ambientale attraverso il rispetto della cosiddetta valutazione di danno sanitario preventiva». Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, in occasione dell’audizione convocata dalla V commissione consiliare sulla sentenza della Corte di giustizia europea sull’attività produttiva dell’ex Ilva di Taranto e sullo studio della Valutazione di impatto sanitario (Vis), presentato da Acciaierie d’Italia nell’ambito della procedura Aia, commissionato dalla Ministero della Salute e dal Ministero dell’Ambiente e Sicurezza energetica (Mase) e presentato dal direttore della divisione tecnica e operativa di Ilva in amministrazione straordinaria, Giancarlo Quaranta.
«Dopo anni e anni di tragedia della fabbrica di Taranto – ha proseguito Emiliano -, finalmente l’Alta Corte di giustizia europea ha dato ragione alla legge della Regione Puglia che obbliga alla valutazione di danno preventivo perché richiama il buon senso, secondo cui, se hai paura di far danno a qualcuno, non puoi valutarlo dopo che il danno è stato commesso, ma a priori. La sentenza è chiarissima e rappresenta un ultimatum. Questa audizione è stata convocata per capire cosa si intende fare. E quindi, sulla base del criterio di precauzione, bisogna costruire un dialogo politico, istituzionale e scientifico che porti a una soluzione definitiva».
Per l’assessora regionale all’Ambiente, Serena Triggiani, tra gli auditi in commissione: «La sentenza della Corte europea assume nel suo tecnicismo scientifico quanto già adottato dalla Regione, in particolare dal Dipartimento Ambiente e dagli organi tecnici regionali (Arpa, Aress, Asl), preventivamente richiesto e assunto, ovvero la valutazione preliminare di impatto sanitario (Vis) che prende corpo come atto interno del procedimento. Oltre questo, altri principi pure previsti da Regione Puglia, come gli esami sulle sostanze inquinanti ad ampio raggio, a cominciare dal benzene su cui Arpa ha chiarito le risultanze. La Regione è stata pertanto precursora della visione che la Corte oggi certifica con la sua sentenza, per noi è una conferma dell’approccio scientifica e lungimirante sugli aspetti critici di impatto sanitario».