Ex Ilva, a Taranto il futuro è senza carbone. E dal decreto agricoltura arrivano 150 milioni

Il futuro dell’ex Ilva è nella decorbanizzazione, lo chiede a gran voce il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, mentre ieri a Roma (con 118 voti) si approva il decreto Agricoltura e per Taranto c’è il via libera alle norme per le imprese di interesse strategico nazionale, questo significa che per impianti come l’Ilva c’è la possibilità che l’amministrazione straordinaria della societa’ possa incrementare le risorse da trasferire all’amministrazione della società Acciaierie d’Italia Spa, dopo la sottoscrizione delle obbligazioni emesse dall’Ilva in amministrazione straordinaria. In parole semplici si prevede un finanziamento da 150 milioni “al fine di assicurare la continuità operativa degli stabilimenti industriali”, dice il decreto.

Il ministro

Intanto il ministro Urso in un tavolo di confronto in Piemonte, con il presidente regionale Cirio da’ rassicurazioni sul futuro degli stabilimenti di Novi Ligure, Racconigi e Gattinara che sono sempre ex Ilva.

Il sindaco e i forni elettrici

Per Taranto il sindaco non ha dubbi: «Sapere che, come sollecita il Comune di Taranto dal 2017 specie alla luce delle politiche europee vigenti, delle recenti sentenze della Corte Europea e finanche nella prospettiva delle disponibilita’ finanziarie del Regolamento per la transizione giusta, e’ intenzione ormai consolidata nelle discussioni tecniche e istituzionali, a tutti i livelli, che al 2030 si dovra’ marciare coi soli forni elettrici», dice il primo cittadino che martedì scorso ha avuto un incontro con i commissari di Acciaierie d’Italia ex Ilva, Quaranta, Fiori e Tabarelli.

«Spegniamo l’area a caldo al 2030», è questo il monito del primo cittadino che aggiunge: «L’illustrazione del lavoro compiuto in relazione alla valutazione dell’impatto sanitario e la condivisione dei contenuti sostanziali del bando di gara in preparazione, ai fini del raggiungimento entro il 2030 della totale decarbonizzazione della fabbrica, rappresentano dei punti di ripartenza per una rispettosa relazione con la comunita’ ionica», ora come ribadisce lo stesso primo cittadino tocca al Governo e alla Regione Puglia «speriamo – dice il sindaco – che si insedi in fretta il tavolo».

Insomma per il primo cittadino «una volta che lo Stato lascerà lo stabilimento ai privati tutto questo non potrà essere dimenticato. Se si vuole evitare lo spettro di una nuova Bagnoli e si vogliono scongiurare futuri conflitti con i privati, deve essere Taranto a determinare la linea di sviluppo e le regole della relazione che ponga al centro la salute umana».

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