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Eternit, bottiglie di vetro e carcasse di auto: il fiume Carapelle diventa una discarica – FOTO

Quasi cento chilometri di un serpeggiante fiume, ma che spesso viene classificato come torrente, che attraversa la Capitanata, un tempo portatore d’acqua, a volte impetuosa, oggi quasi una discarica di materiale vario. E se nei mesi estivi, la siccità aveva portato a galla carcasse di auto e rubate e cannibalizzate, ora il fiume-torrente regala altro…

Quasi cento chilometri di un serpeggiante fiume, ma che spesso viene classificato come torrente, che attraversa la Capitanata, un tempo portatore d’acqua, a volte impetuosa, oggi quasi una discarica di materiale vario. E se nei mesi estivi, la siccità aveva portato a galla carcasse di auto e rubate e cannibalizzate, ora il fiume-torrente regala altro bendidio.

Eternit, bottiglie di vetro, materiale di risulta e otto carcasse di autovettura, probabilmente rubate e cannibalizzate, sono i doni del Carapelle che pare offrire sicuro asilo a quanti devono disfarsi di qualcosa.

I ritrovamenti sono avvenuti qualche giorno fa, ma la denuncia delle associazioni ambientaliste alla Procura di Foggia è più recente e parla di un ecosistema violato, stuprato dalla mano dell’uomo, che evidentemente trova comodo, e senza costi aggiuntivi, lo sversamento e deposito nel letto del fiume-torrente.

Qualche settimana fa il rapporto di Legambiente sullo stato di salute dei fiumi eveva fotografato una situazione preoccupante, con il 55 per cento dei punti critici concentrati in foci di fiumi, canali e torrenti costretti a “scorrere” tra mala depurazione e scarichi abusivi.

«Questo è un paese che ha smesso di avere cura di se stesso», afferma Gianfranco Pazienza, ecologista e frontman ambientalista, che aggiunge: «L’alluvione nelle Marche e prima ancora quella devastante del 2014 sul Gargano, costata la vita al giovane allevatore Matteo Facenna, sono emblematici per come trattiamo il territorio. Abbiamo invertito un assunto naturale: l’acqua che scorre è sempre vita, da noi invece è portatrice di devastazioni e morte. Così preferiamo spendere due tre volte le somme necessarie per fare fronte alla cura del territorio in emergenze e operazioni straordinarie».

Da zappatori a necrofori. «Si preferisce il lutto alla prevenzione, forse perché le lacrime costano meno», sottolinea con amarezza Pazienza che insiste: «La cultura dell’ambiente, la tutela dell’ecosistema, la prevenzione dal rischio idrogeologico sono totalmente assenti in questa campagna elettorale. Perché non si applica per la sicurezza del territorio lo stesso principio del superbonus per l’edilizia? Forse perché gli interventi in emergenza sono più appetitosi?».

Intanto, il Carapelle, con il suo corso d’acqua torrentizio, soffre, ma non è una scoperta recente. Da tempo le associazioni ambientaliste avevano lanciato l’allarme anche su possibili sversamenti inquinanti nelle acque del fiume-torrente, con la presenza di “volumi significativi di iprite e fosgene” che mettevano a rischio la stessa salubrità delle acque, in alcune zone della Capitanata usate per irrigare i campi.

Ma i luoghi naturali divenuti discariche abusive non riguarda solo i fiumi. Quasi dieci anni fa una spedizione speleo-ambientalista aveva depurato la Grava di Zazzano sul Gargano, che l’allora procuratore di Bari, Antonio Laudati, aveva definito “il cimitero della mafia”, capace di restituire oltre a carcasse di auto e animali anche cadaveri, la cui identificazione era stata resa difficile dal cattivo stato di conservazione dei corpi.

Le carcasse di auto ritrovate nell’inghiottitoio carsico, all’interno del bosco in territorio di San Marco in Lamis, formavano una torre alta venti metri e dalla cavità vennero rimossi qualcosa come 4 metri cubi di terriccio.

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