Taranto in pole position per diventare uno dei due hub nel Mezzogiorno per la produzione di piattaforme galleggianti e infrastrutture energetiche funzionali, per l’assemblaggio delle piattaforme e per l’installazione di impianti di produzione di energia eolica in mare. La bozza del Decreto Energia contiene un articolo che prevede lo stanziamento di 420 milioni di euro, a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione, da destinare a due aree demaniali marittime nel Sud Italia dove sviluppare la cantieristica navale legata all’eolico offshore. La città ionica, per disponibilità di spazi infrastrutturati e per il know how presente sul territorio è il luogo d’elezione. Non a caso, nel novembre del 2022 Falck Renewables, BlueFloat Energy e Yilport Taranto S.C.C.T. siglarono un memorandum per l’utilizzo di un’area del terminal multipurpose del porto di Taranto per lo sbarco, lo stoccaggio, la costruzione e l’assemblaggio delle piattaforme galleggianti e delle turbine eoliche in banchina.
La notizia creò malumore a Brindisi, al largo delle cui coste Falck ha previsto la realizzazione di un grande parco eolico. Confindustria Brindisi e l’Autorità di sistema portuale del Mar Adriatico Meridionale insorsero poiché coltivavano l’aspettativa che il porto di Brindisi potesse beneficiare dell’indotto generato dalla realizzazione dell’investimento. Ciò, anche a titolo di compensazione. «Ricordo che due anni fa – dichiarò in quell’occasione Patroni Griffi, presidente dell’ente portuale – eravamo tutti d’accordo sul far montare le pale a Capo Bianco. I 1.500 posti di lavoro paventati rappresentano il risarcimento minimo per l’impatto ambientale che hanno queste pale. E ciò per la compressione delle attività portuali che comporteranno. Ricordo, infatti, che dove c’è un parco eolico, c’è interdizione assoluta della navigazione e della pesca. Restano almeno i vantaggi economici delle attività di produzione e assemblaggio delle pale. Ora questi vantaggi economici vanno nel porto di Taranto. Sono contento che rimangano in Puglia, ritengo però che se un’impresa crea un’esternalità, la deve ripagare nel posto dove la crea. A Brindisi c’è un retroporto immenso, c’è una banchina adeguata come Capo Bianco. Bisogna chiedere alla politica di accorciare i tempi e di elidere ogni delirio». A distanza di un anno, sulla scorta del Decreto Energia Patroni Griffi ripropone il tema. «Le due aree – rincara – devono essere individuate entro 90 giorni, il che significa che devono essere già pronte. A Brindisi non abbiamo banchine adatte, e finché si dirà che non si deve cementificare il mare, non le avrai mai. La cassa di colmata e Capo Bianco sarebbero state ideali ma purtroppo il pregiudizio anti-sviluppista ha fatto perdere tempo inutilmente».
Sulla stessa lunghezza d’onda il consigliere regionale di Azione, Fabiano Amati. «L’ottima notizia – afferma – è che Taranto ha i requisiti e può essere candidata. La pessima notizia è che Brindisi non ha i requisiti perché il no-a-tutto si è accanito negli anni scorsi sulla contrarietà alla colmata di Capo Bianco, ammazzando ogni tipo di prospettiva di polifunzionalità industriale».