Energia, la scommessa di Bonelli: «Tutto sulle rinnovabili e via dal gas entro il 2035»

«La Puglia è stata un esempio nel campo delle rinnovabili e grazie all’agri-fotovoltaico possono essere evitati gli errori del passato nel consumo del suolo. L’ex Ilva? Si continua ad inquinare ed è intollerabile. L’unica via è seguire il modello Bilbao». Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde, che a queste elezioni si presenta insieme a Sinistra Italiana nella lista “Alleanza Verdi-Sinistra”, punta tutto sullo sblocco delle rinnovabili per superare la crisi energetica.

La campagna elettorale di quasi tutti i partiti è incentrata sul caro bolletta, con idee per attenuare le difficoltà di famiglie e imprese. Anche per i Verdi deve pagarle almeno in parte lo Stato?

«Sì, lo Stato dovrebbe innanzitutto introdurre il price cap, il tetto al prezzo del gas, e restituire i soldi sottratti ai cittadini, cioè gli extraprofitti delle aziende energetiche devono essere restituiti interamente agli italiani per evitare il massacro sociale. Eni ha guadagnato da questa crisi il +670%, è intollerabile».

La guerra in Ucraina rischia di protrarsi ancora a lungo e la stretta del gas da parte di Putin di condannare l’Europa a un inverno di sacrifici. Come se ne esce?

«Chiediamo da tempo che il governo sblocchi 60 GWh di energie rinnovabili che si possono realizzare in tre anni e che sostituirebbero 15 miliardi di metri cubi di gas e approvi subito i decreti attuativi sulle comunità energetiche. Va poi affrontata l’emergenza energetica senza rinunciare per questo alla transizione. Va realizzato un piano che definisca tempi e quantità per il definitivo abbandono del gas metano dal sistema energetico nazionale e garantisca l’uscita dalla generazione a gas nel sistema elettrico entro il 2035. La recente crisi del prezzo del gas e delle forniture ci rinforza nella convinzione di accelerare l’uscita dall’economia delle energie fossili per costruire un modello resiliente in grado di fornire energia ai cittadini per i loro bisogni a un prezzo equo e stabile nel tempo, senza speculazioni e senza impatti climatici».

La Puglia è la prima regione in Italia per produzione di energia rinnovabile. Ha pagato, però, un debito pesante in termini di occupazione del suolo, soprattutto delle aree agricole. Come evitare che accada di nuovo?

«Dobbiamo dire che la crisi climatica è strettamente legata alle politiche energetiche. Il pieno utilizzo delle energie rinnovabili permetterà all’Italia di essere autonoma. E l’esempio della Puglia deve essere seguito da altre regioni, ancora molto in ritardo. Detto questo, ci sono molte colture che convivono con l’agri-voltaico e nelle zone dove la siccità è particolarmente alta gli impianti possono essere utili per recuperare zone d’ombra e quindi coltivazioni agricole».

C’è chi inneggia al ritorno all’energia dell’atomo. Esiste, secondo lei, un nucleare sicuro?

«Il nucleare è un’energia estremamente pericolosa e costosa. Basti ricordare i miliardi di litri radioattivi che i giapponesi stanno sversando nell’oceano dopo l’incidente di Fukushima, e basta guardare quello che sta accadendo in questi mesi in Francia, dove più della metà degli impianti sono fermi perché obsoleti e per la siccità, serve infatti l’acqua per raffreddare i reattori. Inoltre il Presidente Macron ha nazionalizzato, a causa del debito, Edf. Questa operazione è costata 13 miliardi di euro che pagheranno i cittadini francesi. Quindi, scegliere il nucleare sarebbe una catastrofe sotto ogni punto di vista».

Un altro tema di questa campagna elettorale è il reddito di cittadinanza. Cavallo di battaglia del M5s, è osteggiato dal centrodestra ma anche da Terzo Polo. È uno strumento che ha funzionato?

«L’Istat lo ha certificato: il reddito di cittadinanza ha salvato dalla povertà estrema un milione di italiani. Serve uno strumento di contrasto alla povertà, e Alleanza Verdi-Sinistra vuole difendere e rafforzare il reddito di cittadinanza, secondo le previsioni del rapporto elaborato dalla Commissione presieduta da Chiara Saraceno, con l’obiettivo strategico di arrivare ad un vero Reddito Universale di Base».

Il Pd di oggi è diverso da quello dei decreti che hanno consentito al siderurgico di continuare a produrre, nonostante il sequestro degli impianti da parte della magistratura, e che come Verdi non mancavate di definire criticamente “salva Ilva”?

«Sull’Ilva di Taranto sono stati commessi errori drammatici che continuano ad essere pagati dalla popolazione tarantina. L’unica via è quella della conversione industriale sul modello di Bilbao o del bacino carbonifero della Ruhr. Una conversione che non può prescindere dallo stop alle fonti inquinanti e dall’investire su attività economiche e industriali compatibili, per il rilancio economico e occupazionale. A Taranto c’è ancora oggi un inquinamento inaccettabile, come è inaccettabile che le bonifiche siano state abbandonate».

Ci sono le condizioni secondo lei per “ricucire” una alleanza progressista in parlamento, che comprenda sia voi che il Pd e il M5s?

«I Verdi non hanno mai attaccato i Cinquestelle come stanno facendo loro in questi giorni. Sono stati attacchi ingiustificati, non siamo noi i nemici, né abbiamo mai posto veti. Vogliamo ricordare che il M5s ci ha definito “falsi ambientalisti”. Loro, però, sono stati al governo cinque anni, avevano il 32% di consensi e cosa hanno fatto? Hanno approvato il Piano Energia e Clima che non rispetta gli obiettivi climatici e viola la direttiva europea. O come ad esempio la deroga voluta da Conte che consente di spargere sui suoli agricoli fanghi di depurazione che contengono elevate quantità di diossina, idrocarburi e metalli pesanti. Questo significa, quindi, che l’ambientalismo va applicato con coerenza, e non come un brand da usare in campagna elettorale. Pochi giorni fa gli scienziati dell’italian Climate network hanno promosso a pieni voti il nostro programma sul clima, dando un voto di gran lunga più alto rispetto a tutti gli altri partiti».

C’è una grande disaffezione da parte dei giovani a questa campagna elettorale. I candidati, per rincorrerli, si iscrivono a Tik Tok, con non poco imbarazzo. Eppure proprio sull’ambiente i ragazzi hanno dimostrato spesso di voler partecipare al dibattito pubblico. Dove sbaglia la politica?

«La politica non dovrebbe cercare di comunicare con i giovani solo in campagna elettorale per poi disattendere le promesse fatte. Vanno ascoltati, supportati, coinvolti in maniera concreta. Va ridata loro speranza e futuro rendendoli protagonisti della politica e del cambiamento. Nelle liste di Alleanza Verdi-Sinistra infatti sono tanti i candidati giovani».

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