Energia, in Puglia si punta sull’eolico offshore per la riconversione: a Taranto e Brindisi le possibili sedi

Dall’acciaio all’energia eolica prodotta con gli impianti offshore galleggianti, Taranto sta costruendo la riconversione economica. Punta sulle fonti rinnovabili possibili con la possibile istallazione di grandi impianti che posizionati in mare, molto al largo, sfruttano il vento per ricavare energia pulita.

Il decreto del ministero dell’Ambiente è atteso a breve, ma salgono sempre più le quotazioni della Puglia con i porti di Taranto e Brindisi insieme, e della Sicilia, con Augusta, come sedi dei grandi hub per l’allestimento delle piattaforme per l’eolico offshore galleggiante. E non si esclude l’acciaio stesso, necessario per le piattaforme dell’eolico offshore: per ognuna ne servono 4-5 tonnellate, lo ha specificato lo stesso ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin.

Tra le sedi non ci sarebbe Civitavecchia, in corsa in un primo momento

Pur essendo intenzione del Governo creare due hub nel Sud, Civitavecchia, che è nel Lazio, è stata comunque tirata in ballo per un discorso legato alla riconversione della centrale Enel a carbone. I due hub sono da allestire e ci sarebbe a disposizione un budget di 350 milioni, 60 dei quali dovrebbero andare ad Augusta.

Un ventaglio di siti e la candidatura congiunta Taranto-Brindisi

Il resto potrebbe essere disponibile per gli altri due porti. Al Mase, le due Autorità portuali dello Ionio e del Mar Adriatico meridionale hanno presentato a maggio, rispondendo a uno specifico bando, un ventaglio di siti. Per Taranto, una parte del molo polisettoriale, dove è ubicato il terminal container gestito dal gruppo turco Yilport, lo yard ex Belleli e il riempimento della vasca di colmata in ampliamento del quinto sporgente.

Il molo polisettoriale è l’ipotesi principale, mentre le altre sarebbero delle subordinate. Anche perché per l’uso dell’ex yard si è già candidata Cantieri di Puglia per la costruzione degli scafi degli yacht – azienda subentrata a Ferretti – e il progetto sta andando avanti con l’istruttoria.

Per Brindisi, invece, sono state indicate le aree di Capo Bianco, della vasca di colmata di Costa Morena est e la banchina dove Enel movimentava il carbone. Brindisi alla proposta di candidatura ha anche allegato il parere favorevole dell’Enac, vista la vicinanza dell’aeroporto con il porto e quindi l’eventualità di dover fronteggiare problemi di sicurezza viste le imponenti dimensioni dei manufatti necessari all’eolico offshore.

La spinta alla candidatura congiunta Taranto-Brindisi è venuta lo scorso aprile con un emendamento all’articolo 8 del decreto Energia proposto dai deputati di Forza Italia Mauro D’Attis e Vito De Palma. Oltre all’eolico offshore, un altro progetto che vede Taranto ben piazzata nelle valutazioni in corso è quello del nuovo stabilimento di turbine eoliche previsto in Italia da Renexia e MingYang Smart Energy. Renexia è una società attiva nelle energie rinnovabili ed ha costruito a Taranto nell’area di Lido Azzurro, dove e’ stato inaugurato ad aprile 2022, il primo parco marino eolico offshore. Attualmente ancora l’unico nel Mediterraneo.

MingYang Smart Energy è invece un’azienda cinese tra i principali produttori al mondo di turbine eoliche ed è anche quella che ha fornito le turbine al parco di Taranto. Ad agosto, al ministero delle Imprese, presente il ministro Adolfo Urso, le due società hanno firmato un Memorandum of Understanding (MOU). La scelta del sito si prevede in 90 giorni e l’investimento ammonta a 500 milioni di euro con 1.300 occupati. Oltre a Taranto, nella rosa delle possibili aree ci sono anche Brindisi e Ortona, in quanto dopo aver costruito le turbine, serve un affaccio a mare per il loro trasporto. Non escluso che un’eventuale scelta della Puglia possa coinvolgere i siti di Taranto e Brindisi visto che i due siti hanno già lavorato insieme per l’hub dell’offshore.

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