Il Consiglio di Stato ha riaperto il dibattito sul deposito costiero di GNL a Brindisi, accogliendo l’istanza cautelare del consorzio ASI e fissando una nuova udienza per dicembre. Questa decisione ha riacceso le polemiche e le preoccupazioni delle associazioni ambientaliste e dei cittadini.
Le associazioni unite
Un fronte compatto di associazioni, tra cui Legambiente, Italia Nostra e Wwf, ha espresso il proprio dissenso nei confronti del progetto, sottolineando i rischi per la sicurezza e l’ambiente. Secondo le associazioni, la realizzazione del deposito GNL comporterebbe un grave pericolo per la rete ferroviaria dello scalo intermodale e per l’intero ecosistema.
Dubbi sulla sicurezza
Le associazioni hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Brindisi, evidenziando le numerose lacune e incongruenze del progetto. In particolare, hanno sottolineato come la rigassificazione del GNL richieda una valutazione di impatto ambientale approfondita, ancora mancante.
Un’alternativa sostenibile
Le associazioni propongono un’alternativa più sostenibile e vantaggiosa per il territorio: la realizzazione di una piattaforma portuale logistica. Questo progetto, secondo le stime, potrebbe generare fino a 700 posti di lavoro, a fronte dei soli 28 previsti dal deposito GNL.
Un appello alle istituzioni
Le associazioni hanno rivolto un appello al sindaco di Brindisi, Giuseppe Marchionna, al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e ai rispettivi consigli comunali e regionali, chiedendo di revocare il decreto di autorizzazione per il deposito costiero di GNL.
La decisione del Consiglio di Stato ha riaperto il dibattito e ha dato nuova linfa alle opposizioni. Le prossime settimane saranno cruciali per capire come si evolverà la situazione.