Dieci anni con la Xylella: per la lotta al batterio pronto un finanziamento da 35 milioni

Il Cnr ha festeggiato a Bari le sue 100 candeline dall’istituzione con un convegno tematico interamente dedicato all’emergenza Xylella tenuto al Politecnico di Bari. È stata l’occasione per fare il punto su dieci anni di attività e ricerca scientifica dedicati allo studio di un batterio che dopo la California ha sconvolto 2/3 del territorio pugliese in particolare il Salento.

La ricerca, tuttavia, ha fatto passi da gigante nell’ultimo decennio isolando il batterio responsabile della pandemia, sequenziando il gene e scoprendo ben 36 piante ospite insieme a quelle resistenti. Un lavoro importante che oggi riceverà nuovo impulso grazie ad un finanziamento ministeriale da 35 milioni di euro che sarà distribuito fra il Cnr Puglia e le università pugliesi.

Obiettivo focalizzare le ricerche sulle specialità di ulivo Xylella resistenti come la Leccino e la Favolosa. Quest’ultimo, in particolare, è un brevetto registrato dallo stesso Cnr in scadenza nel 2023. Le nuove frontiere della ricerca si concentrato su altre specialità immuni al batterio, ma soprattutto a delle sementi nate spontaneamente nei terreni infettati che hanno dimostrato di resistere. Quattro, in particolare, oggetto di studio ed approfondimento per essere utilizzate per la rigenerazione del territorio.

«Sulla Xylella il punto essenziale è la ricerca basata sull’evidenza scientifica», ha detto Chiara Carrozza, presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche. «È un argomento scomodo – ha aggiunto – perché comporta un dibattito scientifico e prese di posizione che possono risultare difficili da accettare». Carrozza ha evidenziato la presenza di «scienziati coraggiosi che vanno avanti per affrontare un tema delicato per trovare soluzioni basate sull’evidenza scientifica».

«Il punto essenziale», ha concluso «sono anche gli investimenti nelle infrastrutture che la Regione Puglia ci sta aiutando a fare, così come i ministeri dell’Agricoltura e quello dell’Economia».

Sul punto il sindacato Unaprol ha chiesto di accelerare l’iter di autorizzazione delle nuove cultivar in base ai risultati delle sperimentazioni del Cnr, ma soprattutto di liberalizzare il brevetto della “FS17-Favolosa” nei tempi previsti, con l’incentivazione attraverso i bandi Psr degli innesti con cultivar resistenti per cercare di salvare il patrimonio arboreo dall’avanzata della Xylella. Altra questione fondamentale è l’utilizzo dei 300 milioni di euro stanziati dal Piano straordinario per la rigenerazione olivicola della Puglia, attualmente ancora al palo.

«A tre anni dalla pubblicazione del piano – evidenzia il consorzio – a causa anche di enormi vincoli burocratici che bloccano le aziende, non è stata liquidata alcuna risorsa agli agricoltori». Sulla misura del reimpianto, infatti, sono state presentate 26 domande collettive ed oltre 8.000 domande singole, per complessivi 222 milioni di richieste, a fronte di uno stanziamento totale di 60 milioni di euro.

Il tutto mentre nel barese, la nuova terra minacciata dalla Xilella, i “negazionisti” continuano a bloccare i tagli delle piante malate. Ieri, però, lo stop ad un abbattimento di un olivo monumentale nelle campagne di Monopoli è stato stabilito dal Consiglio di Stato. I giudici dopo la decisione del Tar di Bari (terza sezione) di sospendere l’abbattimento disposto dall’Osservatorio fitosanitario, hanno respinto il ricorso cautelare che la Regione Puglia ha proposto contro la sospensiva all’eradicazione. La sentenza rimanda la questione alla trattazione di merito dinanzi al giudice di primo grado con udienza fissata per il prossimo 5 aprile.

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