In Puglia è scomparso un terreno agricolo su quattro. Il comune pugliese con maggior percentuale di territorio perso è Bari. A livello nazionale, “bruciamo” diciotto ettari ogni giorno. È il valore più alto degli ultimi dieci anni e il cemento ricopre circa 21.500 km quadrati.
È quanto si evince dall’elaborazione del rapporto 2022 del sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa) e dai dati raccolti dall’Istat. Tra il 2006 e il 2021, inoltre, l’Italia ha perso 1.153 km quadrati di suolo naturale o seminaturale.
Non è solo il cemento l’unico “nemico” dei terreni. Negli ultimi anni è andato accentuandosi l’incidenza degli impianti fotovoltaici. Un fenomeno che vede la Puglia al primo posto fra le regioni italiane, con una conseguente occupazione del suolo che fa preoccupare.
Ad oggi sono 6.123 gli ettari coperti dagli impianti, circa il 35% di tutti quelli installati in Italia. Le altre due regioni caratterizzate da questo fenomeno sono Emilia Romagna e Lazio che, però, non si avvicinano minimamente ai numeri pugliesi con, rispettivamente, 1.872 ettari e 1.483 Lazio.
Stando a quanto riportato nel rapporto dello Snapa, l’impermeabilizzazione rappresenta la principale causa di degrado del suolo in Europa e comporta «un rischio accresciuto di inondazioni, contribuisce ai cambiamenti climatici, minaccia la biodiversità e provoca la perdita di terreni agricoli fertili e aree naturali e seminaturali».