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Bari, l’urlo disperato delle periferie: «Quell’inceneritore ci devasterà»

Sono due i fronti schierati contro l’impianto di ossicombustione che dovrebbe sorgere in viale Corigliano, nella zona Asi di Bari. Se da una parte ci sono le istituzioni, come il Comune di Bari (con tutte le contraddizioni di un posizionamento tardivo già raccontato sulle colonne di questo quotidiano), dall’altra c’è un microcosmo fatto di residenti,…

Sono due i fronti schierati contro l’impianto di ossicombustione che dovrebbe sorgere in viale Corigliano, nella zona Asi di Bari. Se da una parte ci sono le istituzioni, come il Comune di Bari (con tutte le contraddizioni di un posizionamento tardivo già raccontato sulle colonne di questo quotidiano), dall’altra c’è un microcosmo fatto di residenti, ambientalisti, comitati e anche consiglieri municipali che, nonostante il loro limitato peso politico, stanno cercando di sollevare la questione anche nel proprio territorio. È il caso di Angelo Scaramuzzi (FdI), che preme per un dibattito consiliare nel Municipio 3 sulle conseguenze che l’impianto potrebbe avere sulla salute dei residenti.

Un rione già martoriato

«L’impianto – spiega Scaramuzzi – sorgerà in una zona dove sono state concesse autorizzazioni per la realizzazioni di impianti con un certo impatto sulla vivibilità del San Paolo». L’impianto di ossicombustione andrebbe a insistere in un quadrilatero di città dove già si trovano aziende particolarmente impattanti sulla qualità dell’aria. «Ma oltre a questo – prosegue Scaramuzzi – si trova veramente a ridosso delle abitazioni». Questo è evidente anche da Google Maps: la via in questione, viale Corigliano, una strada di pochi metri, è in linea d’aria parallela alla centralissima viale Europa e dista pochi metri dal primo centro abitato del quartiere San Paolo.

Le conseguenze sull’occupazione

Secondo quanto affermato da Scaramuzzi, «nella scheda progettuale, si legge chiaramente che l’impianto darà lavoro solo a 14 persone e il gioco non vale la candela». Sì, perché sono tanti i dubbi dei residenti sull’effettiva capacità dell’impianto di terminare il ciclo dei rifiuti. C’è il timore, invece, che le cosiddette perle vetrose siano un rifiuto a loro volta. «Temiamo anche – continua il consigliere – che la nascita di questo nuovo stabilimento aumenti il numero dei tir in transito nel quartiere, si è stimato che ne transiteranno circa 30 o 40 al giorno, con emissioni nocive che andrebbero a peggiorare ancora di più la qualità dell’aria».

I timori di chi vive

Come si immagina chi vive a pochi metri da via Corigliano con l’impianto attivo? Semplice. «Di questo passo – risponde il consigliere del Municipio 3 – saremo costretti a vivere con le finestre sigillate». In un rione che può contare su poche aree verdi, quelle esistenti sono prese d’assalto dai bambini del quartiere, per trascorrere qualche ora all’aria aperta.

«Passo ogni giorno da queste strutture sportive – riflette Scaramuzzi – e ogni volta mi domando se fa bene ai più piccoli respirare quest’aria». Così, mentre il Tar deciderà sul da farsi, la speranza del consigliere è che l’argomento arrivi in Municipio, perché, nonostante il solito “parere non vincolante”, «tutti quanti prendano a cuore una questione cruciale».

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