Amianto e cemento sulla costa tarantina: Su Marine Pollution Bulletin uno studio internazionale dell’UniBa

Un recente studio di rilevanza internazionale condotto da un gruppo di ricerca di Uniba ha rilevato la presenza di grandi quantità di cemento-amianto e rifiuti di ogni genere sulla costa tarantina.

Il gruppo di ricerca è coordinato dal professor Massimo Moretti, docente di Sedimentologia, presso il Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università di Bari, coordinatore del corso di laurea in Scienze Ambientali a Taranto.

Lo studio, dal titolo “Sedimentological features of asbestos cement fragments in coastal environments” è stato pubblicato di recente sulla rivista Marine Pollution Bulletin. È il primo studio ad indagare l’origine di un fenomeno molto diffuso a livello mondiale: la presenza di frammenti di cemento-amianto sulle spiagge sabbiose.

I materiali in cemento-amianto sono diffusi negli ambienti costieri a seguito di attività di scarico illegali. Questo studio si concentra sull’area tarantina nel bacino del Mar Grande. La presenza di accumuli di materiali da costruzione contenenti elevate quantità nella zona costiera, la loro progressiva erosione, il trasporto e la deposizione nella baia di Marechiaro, costituiscono un grave pericolo ambientale. Una metodologia di ricerca interdisciplinare definisce la successione temporale degli scarichi, i processi e le fasi erosive, la diffusione sull’adiacente spiaggia, le caratteristiche mineralogiche e lo stato fisico dell’amianto e cemento.

I risultati dell’indagine mostrano che le operazioni di scarico di questi materiali cominciano nei primi anni Novanta e terminano prima del Duemila. Essi formano una falesia marina soggetta a continua erosione sviluppando una vera e propria spiaggia con sabbie composte prevalentemente da questi sedimenti artificiali inquinati. Il sito, dopo le prime segnalazioni, è stato posto sotto sequestro e il Comune di Taranto si appresta a programmare interventi di bonifica.

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