Tra febbraio e marzo c’è la fioritura del cipresso, anche se non è raro che ci possa essere un inizio precoce già a gennaio e una fine ritardata ad aprile. Negli ultimi anni sono aumentate notevolmente in molte regioni italiane le manifestazioni allergiche al suo polline. La Puglia è una di queste.
La pollinosi, così vieni definito questo disturbo, è caratterizzata da oculorinite, tosse, starnuti e può essere complicata da difficoltà respiratorie. Riguarda non solo il cipresso ma molte piante anemofile, cioè quelle che affidano al vento il compito dell’impollinazione. Queste, a differenza delle entomofile, quelle che confidano negli insetti, devono produrre un’abbondante quantità di polline per poter raggiungere l’obiettivo di far sopravvivere la specie. Il crescente numero di soggetti con allergopatie respiratorie da cupressaceae sembra dovuto all’aumentata diffusione a scopo ornamentale di piante di questa famiglia.
La medicina naturale offre svariate soluzioni a tale problema. Il medicinale più conosciuto e studiato, sicuramente è il ribes nigrum, da assumere sotto forma di gemmoterapico. Gli esperti di fitoterapia lo definiscono un “cortison like”, questo per sostenere che svolge un’azione simile a quella del cortisone, ma senza gli effetti collaterali di quest’ultimo. Oggi molto in voga, la pianta ha avuto alterna fortuna in quanto, dopo un’iniziale fama esplosa agli inizi del Settecento, vide decrescere la sua notorietà con la fine di quel secolo per ritornare in auge a metà dell’Ottocento, quando per la medicina delle signature veniva consigliato ai soggetti con turbe dell’umore. Il colore nero del suo frutto, infatti, faceva postulare un qualche effetto sulla tristezza.
Oggi si è concordi a utilizzarlo, oltre che per le sindromi allergiche, sfruttandone la sua azione antistaminica, anche per le flogosi delle prime vie aeree. Poiché stimola la produzione di cortisolo endogeno, si consiglia di assumerlo nei momenti in cui, secondo i nostri ritmi circadiani, le corticali del surrene sono in piena attività: alle 8 e alle 15. In caso di comparsa di allegopatie con difficoltà respiratorie è utile associare il virburnum lantanum, anche esso come gemmoterapico. Una curiosità: la tradizione vuole che il manico della scopa della Befana e le bacchette delle fate fossero fatte proprio con questa pianta.
Per la prevenzione ci affidiamo al manganese, una fiala di questo prezioso oligoelemento da assumere due volte alla settimana, ovviamente prima della pollinazione e ai pollini del cipresso ad alta diluizione diluiti e dinamizzati, ogni sette giorni. Questo stesso medicinale omeopatico può essere utilizzato anche in acuto, cambiando la posologia: cinque granuli una volta al dì.
Per il resto, spazio a tisane e decotti. Sicuramente estremamente efficace può risultare quello che impropriamente viene chiamato tè rosso o rooibos, in quanto non si produce con le foglie di camenlia sinensis, ma da quelle di asplathus linearis, una piante originaria del Sudafrica e che appartiene alla famiglia delle leguminose. Questo infuso, dalle proprietà antistaminiche, oltre ad agire come disintossicante epatico, sembra lenire gli spasmi gastrici e conciliare la calma e il sonno. Anche l’umile ortica può aiutarci in questo scorcio di stagione. Decotti e tisane con le sue foglie apportano quercetina, un flavonoide ad azione antistaminica, oltre a tante altre benefiche sostanze quali le vitamine A, C, K , B, magnesio, clorofilla, betacarotene e altri importanti antiossidanti. Una curiosità: la tradizione contadina vuole che portando qualche foglia di questa pianta addosso, si fosse protetti da qualsiasi tipo di malefici. In conclusione, a tavola ricorda di privilegiare questi cibi: cavoli, grano saraceno, capperi, asparagi, mele e cipolle rosse.