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Tra uomini e donne divario ancora eccessivo: è ora di agire

Il tema della parità di genere è al centro delle politiche di sviluppo e crescita economica in Europa e nel mondo. Non solo una questione di equità e diritti, ma un motore di crescita straordinario riconosciuto anche dalle Nazioni Unite, che l’hanno inserito tra i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) per il 2030. In questo contesto, l’Italia ha fatto importanti passi avanti con la prima Strategia Nazionale per la parità di genere, che si propone di colmare il divario tra uomini e donne nel mercato del lavoro, nella rappresentanza politica e nelle posizioni di potere, ma le disuguaglianze regionali, soprattutto tra Nord e Sud, restano una sfida cruciale.

Sebbene l’Italia abbia registrato il progresso più significativo tra i Paesi dell’Unione Europea nell’ultimo decennio, salendo di oltre 10 punti nel Gender Equality Index, il nostro Paese si colloca ancora al 14° posto, ben lontano dalle nazioni leader come Svezia, Danimarca e Francia. Una delle aree più critiche in cui le disuguaglianze di genere emergono con forza è l’occupazione femminile.

Il divario tra uomini e donne nel mercato del lavoro italiano è tra i più ampi d’Europa, con l’Italia che si posiziona ultima in termini di partecipazione femminile. Il tasso di occupazione delle donne, pari a circa il 30% se calcolato in unità di tempo pieno (ETP), è inferiore a quello maschile di oltre 20 punti percentuali. Un dato che peggiora ulteriormente per le donne madri, che vedono un divario occupazionale con i padri di ben 30 punti percentuali, il più grande tra i Paesi dell’Unione Europea.

Queste disparità non riguardano solo la quantità, ma anche la qualità del lavoro: il 33% delle donne occupate è impiegato in regime di part-time, contro solo l’8% degli uomini. La segregazione lavorativa nei settori tradizionalmente associati alle donne, come l’istruzione e la sanità, contribuisce a perpetuare queste disuguaglianze, relegando le donne in posizioni meno pagate e meno visibili.

Le disuguaglianze di genere assumono una dimensione ancora più marcata se osserviamo i dati attraverso la lente della geografia. In Italia, le differenze tra Nord e Sud sono evidenti in molteplici aspetti, ma diventano particolarmente rilevanti quando si parla di accesso al lavoro per le donne. Mentre il tasso di occupazione femminile nel Nord Italia si avvicina al 60%, nel Sud è fermo al 32,5%, con alcune regioni come Campania e Sicilia che registrano tassi ancora più bassi, intorno al 28-29%.

Il fenomeno dei Neet (giovani che non studiano e non lavorano) è emblematico di queste disuguaglianze: nel Mezzogiorno, il 34,2% delle giovani donne tra i 15 e i 29 anni si trova in questa condizione, con picchi del 36,2% in Campania. Al Nord, invece, il tasso scende al 19,7%. Anche nel campo dell’istruzione, le giovani donne del Sud si trovano in difficoltà maggiori: solo il 27% delle donne tra i 30 e i 34 anni ha un titolo terziario, rispetto al 37,1% del Nord.

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