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Il Mezzogiorno continua a perdere capitale umano: cala il benessere al Sud

La pandemia ha ridotto il livello di benessere al Sud, soprattutto nei servizi. Quello che emerge dal report Best dell’Istat è la fotografia di una Italia a due velocità che vede allontanarsi i propri estremi invece di ridursi. Il Benessere equo e sostenibile, questo il significato dell’acronimo, viene descritto dallo stesso istituto di statistica come…

La pandemia ha ridotto il livello di benessere al Sud, soprattutto nei servizi. Quello che emerge dal report Best dell’Istat è la fotografia di una Italia a due velocità che vede allontanarsi i propri estremi invece di ridursi.

Il Benessere equo e sostenibile, questo il significato dell’acronimo, viene descritto dallo stesso istituto di statistica come «un concetto multidimensionale in grado di rappresentarne la complessità attraverso una lettura integrata dei dati».

Un dato particolarmente eloquente è quello che emerge sulla mobilità dei laureati che confermano la difficoltà per il Mezzogiorno di attrarre e trattenere capitale umano giovane e qualificato.

Nel 2021, ultimi dati disponibili, il saldo dei trasferimenti da/per l’estero e da/per altre ripartizioni del Paese è pari a -22,7 per mille residenti con le stesse caratteristiche. Per quanto riguarda la Puglia, sempre in merito all’istruzione, i ritardi maggiori si evidenziano nella popolazione adulta.

Nel 2020, si apprende sempre dal report, la quota di persone di 25-39 anni laureate o in possesso di altri titoli terziari (22,1 per cento nel 2022) è inferiore di 6,5 punti percentuali al dato nazionale e quella delle persone di 25-64 anni con almeno il diploma (52,5 per cento) è 9,5 punti percentuali al di sotto della media (63,0 per cento). Svantaggi evidenti riguardano anche la percentuale di giovani che non lavorano e non studiano (Neet), pari al 26,0 per cento nel 2022 (7,0 punti percentuali più alta che nel resto d’Italia), e la partecipazione alla formazione continua, che nel 2022 è pari a 7,2 per cento in Puglia e a 9,6 per cento in Italia.

Anche nel confronto con le altre regioni d’Europa la Puglia registra ritardi. Si colloca su posizioni molto basse, infatti, sia per la quota di giovani Neet (224° posto su 228) sia per la percentuale di persone di 25-64 anni con almeno il diploma (230° posto su 234). Livelli di benessere inferiori al valore di confronto nazionale si osservano anche per le quote di studenti di terza media con competenze non adeguate in italiano e in matematica (rispettivamente pari a 42,5 per cento e 50,0 per cento nel 2022; più 6,7 punti percentuali e più 3,9 punti della media-Italia rispettivamente), e per la percentuale di bambini di 0-2 anni che nel 2021 hanno usufruito dei servizi comunali per l’infanzia, pari al 9,5 per cento in Puglia, 5,7 punti percentuali più bassa della media-Italia, ma maggiore della media Mezzogiorno (più 2,3 punti percentuali).

Il risultato della Puglia è meno critico riguardo al tasso di passaggio all’università: nel 2020 i neodiplomati che hanno continuato gli studi nello stesso anno in cui hanno conseguito il diploma sono il 50,6 per cento, una quota sostanzialmente in linea con la media nazionale e superiore alla media del Mezzogiorno.

Un livello decisamente migliore della media-Italia e del Mezzogiorno si osserva, in Puglia, solo per la partecipazione al sistema scolastico dei bambini di 4-5 anni (96,1 per cento nel 2021).

Le province pugliesi con i risultati migliori, mostrano generalmente livelli in linea con la media-Italia. Tra queste, la città metropolitana di Bari si distingue per la partecipazione dei bambini di 4-5 anni al sistema scolastico (97,5 per cento nel 2021), che supera nettamente anche la media nazionale di confronto, e per le quote di persone di 25-64 anni con almeno il diploma e di 25-39 anni laureati (rispettivamente 58,1 e 28,6 per cento nel 2022), oltre che per la maggiore partecipazione alla formazione continua (9,5 per cento nel 2022).

Lecce è la provincia con il più elevato tasso di passaggio all’università nel 2020 (53,5 per cento) e con le quote più basse di studenti di terza media che nel 2022 non raggiungono la sufficienza in matematica o in italiano (44,2 e 37,3 per cento rispettivamente); Brindisi è la provincia con la maggiore partecipazione dei bambini di 0-2 anni ai servizi comunali per l’infanzia (12,4 per cento nel 2021) e la percentuale più bassa di giovani che non lavorano e non studiano (Neet) (19,7 per cento).

Nella provincia di Foggia si registrano i risultati peggiori in termini di benessere per la gran parte degli indicatori del dominio, ad eccezione della fruizione dei servizi per l’infanzia, che è in assoluto la più bassa della regione nella provincia di Barletta-Andria-Trani (9,9 per cento), e del passaggio all’università, che tocca il minimo nella provincia di Brindisi (45,8 per cento).

Nell’ultimo anno, in Puglia come in Italia, la partecipazione al sistema scolastico dei bambini di 4-5 anni non è ancora tornata al livello del 2019 e le competenze numeriche e alfabetiche sono su livelli peggiori. Invece i risultati dell’ultimo anno sono migliori per la fruizione dei servizi comunali per l’infanzia (con l’eccezione negativa di Taranto) e per la partecipazione alla formazione continua. Segnali positivi derivano anche dall’incremento della percentuale di persone con almeno il diploma.

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