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Trani, la scuola è “debullizzata”: «Ma fuori cresce la violenza»

Nessun caso di bullismo e se presente in rarissimi casi già in via di risoluzione, mentre emergono fuori dalle scuole episodi di violenza tra giovanissimi. Sono queste le risultanze degli incontri che i ragazzi dell’associazione MaBasta (Movimento Anti Bullismo Animato da STudenti Adolescenti) hanno tenuto negli ultimi tre giorni in due scuole medie e in…

Nessun caso di bullismo e se presente in rarissimi casi già in via di risoluzione, mentre emergono fuori dalle scuole episodi di violenza tra giovanissimi. Sono queste le risultanze degli incontri che i ragazzi dell’associazione MaBasta (Movimento Anti Bullismo Animato da STudenti Adolescenti) hanno tenuto negli ultimi tre giorni in due scuole medie e in una scuola superiore della città di Trani. Dagli stessi, è emersa una grande consapevolezza negli studenti nell’affrontare una tematica attuale come quella del bullismo, distinguendola dai casi di pura violenza.

«Da quello che i ragazzi ci hanno detto – spiega il team leader e co-fondatore di MaBasta, Mirko Cazzato – non sono emersi casi di bullismo. Invece, si registrano fuori dalle scuole episodi di violenza che vedono protagonisti i ragazzi. Qui, però, la scuola può fare ben poco; dovrebbero, invece, intervenire altri enti».

Il primo movimento anti bullismo, animato da studenti adolescenti e attivo dal 2016, ha offerto informazioni e testimonianze, attivando una serie di azioni che accompagneranno gli alunni nei prossimi mesi per contenere e prevenire eventuali situazioni di bullismo per delle scuole “debullizzate”. «In questi giorni a Trani abbiamo incontrato oltre 800 studenti – spiega Mirko Cazzato -, abbiamo dato loro del materiale, come dépliant, poster e spillette e spiegato come prevenire il fenomeno del bullismo. L’incontro diretto con i ragazzi, classe per classe, sta dando ottimi frutti, non ci sono distrazioni e ci ascoltano di più».

Il fulcro del progetto è il cosiddetto “Modello Mabasta”, un originale protocollo operativo, adottato da diverse scuole italiane, che vede introdotti in classe alcuni particolari concetti e figure come, ad esempio, la BulliBox (un’urna per le segnalazioni), il MabaProf (il docente referente per il bullismo), il MabaTest (un questionario anonimo per capire se in classe ci sono fenomeni di bullismo), i Bulliziotti (i primi studenti ad essere informati su eventuali atti in classe che possono così intervenire tempestivamente), il MabaDAD (dove poter segnalare online casi di bullismo). L’obiettivo, dunque, è quello di creare una classe debullizzata. «Nel nostro territorio – spiega Mirko – sembra ci siano più casi di bullismo rispetto al nord Italia: anche lì sono comunque presenti, ma se ne parla di meno. Invece, da noi si parla di più di queste tematiche, si fa più informazione per cercare di risolvere il problema».

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