Il Napoli è campione d’Italia. La squadra del presidente Aurelio De Laurentiis, con i due scudetti vinti in tre anni, è riuscita a fare quello che prima era stato fatto in quasi un secolo di storia del club. Lo ha fatto ripartendo dopo una stagione disastrosa da detentori del titolo. E lo ha fatto ricostruendo la squadra e trovando nuovi punti di riferimento. Uno tra tutti, il centrocampista che ha finito per dominare la stagione: Scott McTominay. Primo tra i colleghi di reparto per tocchi in area di rigore, conclude con dodici gol e sei assist, ma le statistiche non bastano. Cresciuto nelle giovanili del Manchester United, McTominay fa il suo esordio con la prima squadra dei Red Devils il 17 maggio 2017. Jose’ Mourinho, allora tecnico della squadra, decise di dare fiducia a quel ragazzo con la faccia da bimbo e il fisico da guerriero. Un anno dopo, ad arringare il tecnico portoghese, ci pensò una leggenda dello United, Sir Alex Ferguson, che, in un video poi diventato virale, disse a Mou “fai giocare di più quel ragazzo!”. Ferguson lo aveva visto crescere, conosceva già quel talento. Scott, allora, inizia a scendere in campo con frequenza e convincere sempre di più. Nella stagione 2019-2020 si afferma come titolare nel centrocampo dei Red Devils, segnando anche il suo primo gol all’Old Trafford il 30 settembre 2019. Da lì è un elemento fisso nella rosa della squadra che, però, non vive anni particolarmente grandiosi. Allo stesso modo li vive anche il ragazzo inglese che ha scelto di giocare per la Scozia, grazie a lontane parentele dei nonni.
Nel 2024 arriva il momento di cambiare aria, Antonio Conte lo chiama a Napoli per risollevare una squadra caduta in una crisi che nessuno, qualche mese prima, avrebbe mai pronosticato. Lascia così i Red Devils dopo otto stagioni, nelle quali colleziona complessivamente 255 presenze e 29 gol, vincendo due Coppe di Lega, una FA Cup e un’Europa League. L’atterraggio a Capodichino dà un cambio di marcia alla sua carriera. McTominay si dimostra un giocatore completo ma soprattutto continuo, caratteristica che prima era mancata. E’ presente in tutte le fasi di gioco, calato perfettamente negli schemi di Antonio Conte. Grazie al suo metro e novantatré centimetri garantisce, sui calci piazzati, contributi sia offensivi che difensivi. Non è un caso se su 27 gol subiti quest’anno, solo due sono stati subiti su colpo di testa. Per intenderci lo scorso anno, già alla quindicesima giornata, erano sette quelli aerei subiti. Tiro da fuori, colpo di testa e inserimenti. Scott McTominay segna in ogni modo e lo fa quando conta. In gol a Milano, Firenze e Bergamo, si è fatto trovare pronto nelle trasferte più difficili, quando la squadra ne aveva bisogno. E lo ha fatto da leader sia con il pallone tra i piedi, che ai microfoni dei giornalisti. Indicò la via da seguire in una conferenza stampa l’undici aprile, quando a una domanda sullo scudetto, rispose: “se ci credo? Certo che ci credo. Pienamente”. Ma è nel finale di stagione, quando i minuti sono sempre meno e ti giochi il lavoro di mesi, che lo scozzese è salito in cattedra. Lo ha fatto prima con i cinque gol realizzati uno dopo l’altro contro Empoli, Monza e Torino. Ma soprattutto quando, nella serata più importante, ha deciso di far crollare il ‘Maradona’. Come nelle favole più belle, Napoli si è fermata, in apnea, per guardare la semirovesciata del suo centrocampista. Roba da figurine panini. Un gol in grado di sbloccare una partita che iniziava a far pensare il peggio ai tifosi azzurri. Una rete che ha trascinato i campani per gli ultimi metri di una grande corsa. Perché oltre a una velocità costante, per essere campioni serve trovare le energie per lo sprint finale. Quello in più, che ti fa salire sul gradino più alto del podio. Quelle energie, a Napoli, da oggi portano un nome made in England: Scott McTominay.