Trombosi alla base di gravi malattie, in Italia 600.000 ogni anno

MILANO (ITALPRESS) – La trombosi è il fenomeno causato dalla formazione di un trombo, cioè un coagulo di sangue nelle vene, nelle arterie o nel cuore, che ostacola o blocca il flusso sanguigno. Si calcola che ogni anno 600.000 persone in Italia siano colpite da trombosi, mentre i meccanismi alla base di questo fenomeno sono responsabili di circa il 25% di tutti i decessi che avvengono ogni anno nel mondo. Sì, perchè la trombosi non è una malattia, ma determina malattie anche molto gravi, come ictus, infarto e tromboembolia polmonare. E non ha mai una sola causa, per questo viene definita ‘delitto di squadrà. I fattori che la determinano sono lo squilibrio del sistema di coagulazione del sangue, la lesione dell’endotelio, il tessuto che ricopre l’interno di vene e arterie, e il rallentamento della circolazione del sangue. Tutti questi fattori sono influenzati sia dalla genetica, sia dallo stile di vita. Sono questi alcuni dei temi trattati da Lidia Rota Vender, specialista in ematologia e malattie cardiovascolari della trombosi, che oltre 30 anni fa ha fondato l’Associazione italiana per la lotta alla trombosi, di cui è tuttora presidente, intervistata da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
“Trombosi è una parola cupa, evoca qualche cosa di tragico e molte persone pensano che sia qualcosa che ha a che vedere col cervello. E’ il meccanismo che provoca la formazione di un coagulo di sangue in un punto e in un momento in cui non si sarebbe dovuto formare – ha esordito – Il sangue è una meraviglia di elemento nel quale scorrono milioni di globuli rossi ricchi di ferro, i globuli bianchi un pò più piccoli che ci difendono, le piastrine. Sembra liquido, ma non è tale per niente, è pieno di tante cose. Tutti questi elementi che scorrono nel sangue hanno un ruolo straordinario e parlano tra di loro – ha aggiunto – Il nostro sangue deve scorrere veloce e fluido, partendo dal cuore dove è ripieno di nutrienti, entrare nell’aorta e poi diramarsi, quindi gli scambi avvengono nel microcircolo e il sangue sporco torna indietro attraverso le vene fino al cuore. Se tutto va bene in due minuti si è fatto tutto il giro e poi ricomincia”.
E in questo meccanismo, quando tutto funziona per il meglio, vi è un equilibrio tra coagulanti e anticoagulanti: “Nel sangue ci sono anche delle proteine e sostanze capaci di riconoscere se c’è bisogno che il sangue invece di essere fluido debba cambiare stato e diventare gelatinoso, e quindi formare un coagulo, per una buona intenzione, come fermare un’emorragia. Però deve essere controllato, per questo ci sono i procoagulanti, dal numero I al XIII, e tre anticoagulanti, che controllano quando il sangue ha coagulato abbastanza – ha spiegato Rota – Tutto questo meccanismo non avviene solo sulla pelle quando ci procuriamo un taglio, nell’arco di una frazione di secondo continua ad avvenire nel circolo, ma deve essere controllato. Se c’è uno squilibrio tra i fattori che vogliono far coagulare il sangue e i fattori che trattengono dal coagulare troppo, può darsi che si formi un coagulo di sangue inappropriato”.
Non una malattia vera e propria, ma la causa di altre comuni malattie purtroppo spesso mortali: “Ci sono sempre segni rivelatori della trombosi: dipende da dove si forma il coagulo, il trombo si può formare in una vena periferica di una gamba, in un piede e quasi non ce ne accorgiamo, oppure in un’arteria cerebrale e ti toglie una funzione importante, oppure nelle coronarie, le arterie del cuore, e allora c’è un infarto – ha proseguito – Il problema nel comunicare la trombosi è proprio che stiamo parlando del meccanismo che genera malattie che noi conosciamo con nomi diversi, sappiamo che si chiamano ictus cerebrale, infarto del miocardio. Gli organi vanno curati dallo specialista d’organo, quindi l’infarto dal cardiologo, ma bisogna sempre chiedersi cosa è successo in quella persona, perchè la coagulazione ha funzionato troppo e ha esagerato, formando un coagulo”.
Una dinamica, quella della trombosi, che viene talvolta definita come ‘sindrome da classe economicà: “Una definizione derivata dal fatto che c’è stato un caso di trombosi venosa profonda che si è formata in una giovane donna che stava volando dal Brasile all’Australia e che a metà del volo, avendo questa trombosi della quale non si era accorta, ha avuto un’embolia polmonare e ha perso la vita – ha raccontato Rota – La sindrome da classe economica non deve spaventare, avviene anche in business e in prima classe, dipende dalla pressurizzazione, dal fatto che beviamo meno, ci muoviamo meno, è un modo gentile per definire degli eventi che possono essere più probabili quando le persone volano, ma che sono spesso capitano in chi è sovrappeso, dorme accartocciato, porta la biancheria troppo stretta”. E i numeri della trombosi in Italia sono spaventosi: “Se calcoliamo le malattie causate dalla trombosi, sono circa 600.000 casi ogni anno in Italia. Sono la prima casa di morte e di grave invalidità, lo sa bene chi ha visto da vicino ictus e infarto, ma possono essere evitate in un caso su tre facendo squadra – ha aggiunto – Noi abbiamo medici competenti, strumenti che sono la diagnostica, medicine e farmaci che sono straordinariamente efficaci: abbiamo bisogno del paziente, perchè è lui che impara a conoscere quali sono i sintomi”.
“Se ho una gamba che improvvisamente si gonfia più dell’altra e ho appena avuto un trauma, oppure ho un mal di testa molto feroce, allora ci sono dei sintomi che non vanno sottovalutati e quelli soltanto il paziente li può nominare – ha concluso Rota – La cosa che mi piacerebbe è che un giorno ci possa non essere più qualcuno che dice ‘io non lo sapevò”.

– foto Italpress –
(ITALPRESS).

Exit mobile version