ROMA (ITALPRESS) – In Italia, secondo i dati della Federazione Cimo-Fesmed, tra il 2010 e il 2020, sono stati chiusi 111 ospedali e 113 Pronto soccorso e tagliati 37 mila posti letto. Nelle strutture ospedaliere mancano oltre 29 mila professionisti sanitari. E’ quanto è emerso nel corso di una conferenza stampa organizzata della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo). La stima è che già oggi, tra ospedale e territorio, manchino più di 20mila medici: 4500 nei pronto soccorso, 10mila nei reparti ospedalieri, 6000 medici di medicina generale. La situazione potrebbe peggiorare nei prossimi cinque anni, quando andranno in pensione 41 mila tra medici di famiglia e dirigenti medici (proiezioni su dati Agenas), che diventano 50mila se consideriamo tutti i medici del Servizio sanitario nazionale. A questo si aggiunge il fenomeno della fuga dagli ospedali: dal 2019 al 2021 – secondo i dati Anaao-Assomed – hanno abbandonato l’ospedale circa 8.000 camici bianchi per dimissioni volontarie, perchè il peggioramento delle condizioni di lavoro porta molti professionisti a voler
fuggire dal Ssn oppure a voler cambiare mestiere. Situazione analoga per i medici di famiglia, che sempre più spesso ricorrono al pre-pensionamento per dedicarsi alla libera professione. Tanto che, tra pensionamenti e “rinunce”, in cinque anni, dal 2016 al 2021, i medici di famiglia sono passati da 44.436 a 40.769 (dati Sisac) e molti pazienti sono rimasti privi di un proprio medico di fiducia.
Trend in crescita, visto che i numeri dei pensionamenti rilevati da Enpam mostrano tremila pensionamenti di medici di famiglia l’anno negli ultimi tre anni, rimpiazzati dai nuovi ingressi solo per un terzo. Eppure, secondo gli italiani, un medico non vale l’altro: a renderlo unico è il rapporto consolidato di fiducia. Tanto che, in tutti i sondaggi, la fiducia nel medico di famiglia si assesta intorno all’80%. E il 56% dei pazienti, secondo uno studio Fimmg, considera il proprio medico “speciale”. La “fuga” dei medici dal Servizio sanitario nazionale è una condizione strutturale di lungo periodo, le cui ricadute sono però esplose proprio in fase pandemica. Secondo l’indagine condotta quest’anno dall’Istituto Piepoli per Fnomceo, lo stato di salute psico-fisica dei medici è peggiorato durante l’emergenza Covid: il 71% ha avvertito una crescita di stress, mentre 1 su 10 ha addirittura riscontrato problemi di salute che prima non aveva. Al normale impegno quotidiano si sono aggiunti consulti e visite da remoto, che hanno invaso la vita privata del 58% dei medici italiani, 3 su 4 dei quali non riescono più ad andare in ferie o anche solo a garantirsi un adeguato tempo per la vita personale. Tanto che un medico italiano su tre, potendo, andrebbe subito in pensione. E, a sognare di dismettere il camice bianco è proprio la “fetta” più giovane della Professione: il 25% dei medici tra
i 25 e 34 anni e il 31% di quelli tra i 35 e i 44 anni.
A questo si aggiungono gli stipendi non adeguati: secondo uno studio Sumai – Assoprof siamo il terzultimo Paese in Europa sul fronte delle remunerazioni dei medici, davanti solo a Portogallo e Grecia. La Spagna, quartultimo Paese della classifica, offre ai propri professionisti ben 35mila euro lordi in più all’anno. E poi l’aziendalizzazione, che considera i medici come fattori produttivi e i pazienti come voci di spesa. “Per la politica, i medici sono invisibili – ha detto il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli -. Per non essere invisibili c’è da essere considerati sotto il profilo economico, e serve anche un nuovo ruolo all’interno del sistema, recuperando quella visione che Tina Anselmi aveva incarnato quando aveva fondato il Servizio sanitario nazionale”. La Fnomceo ha realizzato uno spot, “Invisibili”, proprio per denunciare l’indifferenza della politica di fronte ai problemi del Ssn, che varrà diffuso sui social media e proiettato nelle sale cinematografiche. Il video mostra un medico bardato con tuta e dispositivi di protezione anti-Covid, che lentamente si spoglia. A mano a mano che gli indumenti cadono sul pavimento, la figura scompare; e noi ci rendiamo conto che il medico è “invisibile”, come il protagonista del romanzo di H.G. Wells. “Se è vero – ha aggiunto Anelli – che un medico su tre vuole abbandonare il Servizio sanitario nazionale, tra pensionamenti e dimissioni potremmo trovarci, tra 5 anni, con un “buco” di centomila medici. In questi anni il Fondo sanitario nazionale è cresciuto di 14 miliardi, e altri 15 sono stati previsti dal Pnrr. Ma neanche un euro è stato destinato ai professionisti, che sono la spina dorsale del servizio sanitario. Non servono solo risonanze magnetiche e Tac, serve anche chi le fa funzionare e chi sa leggerne gli esiti”. Da qui l’invito al governo: “investiamo sui professionisti, mettiamo più risorse, diamo loro più peso nelle decisioni nella gestione della sanità. Solo così potremo conservare il nostro Servizio sanitario nazionale”, conclude Anelli. Per Silvestro Scotti, segretario generale della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg), “siamo invisibili per la politica, ma non per i cittadini. Il Servizio Sanitario nazionale si salva se tutti pensiamo di salvare tutti. Nessuno si salva se pensa di coltivare solo il proprio orticello. Non penso possa esistere una medicina di famiglia e una medicina territoriale senza un Ssn. Noi abbiamo deciso – ha proseguito – che il 15 dicembre ci sarà una manifestazione a Roma, per una mancata attenzione avuta nei nostri confronti nel dl Aiuti Quater”.
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