ROMA (ITALPRESS) – Nel 2021 prosegue il trend in riduzione dell’uso di antibiotici in Italia (-3,3% rispetto al 2020), sebbene i consumi si mantengano ancora superiori a quelli di molti Paesi europei. Nel confronto europeo emerge inoltre in Italia un maggior ricorso ad antibiotici ad ampio spettro, che hanno un impatto più elevato sullo sviluppo delle resistenze antibiotiche. Si conferma un’ampia variabilità regionale nei consumi, con significativi margini di miglioramento dell’appropriatezza prescrittiva soprattutto nelle Regioni del Sud. Sono alcuni degli elementi che emergono dal Rapporto “L’uso degli antibiotici in Italia – 2021”, a cura dell’Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali (OsMed) dell’Aifa.
In particolare, il consumo complessivo di antibiotici in Italia (pubblico e privato) è stato pari a 17,1 dosi ogni mille abitanti, in riduzione del 3,3% rispetto al 2020, per una spesa complessiva pari a 787 milioni, corrispondenti a 13,29 euro pro capite, in riduzione del 2,4% rispetto al 2020. Gli acquisti privati di antibiotici rimborsabili dal Ssn (classe A) sono stati pari a 4,1 dosi ogni 1000 abitanti (+6,6% rispetto al 2020), che corrispondono al 26,3% del consumo territoriale totale di antibiotici, e a una spesa pro capite di 2,25 euro (+9,8% rispetto al 2020). Quasi il 90% del consumo di antibiotici a carico del Ssn viene erogato in regime di assistenza convenzionata a seguito di prescrizioni del medico di medicina generale o del pediatra di libera scelta. Le penicilline in associazione agli inibitori delle beta-lattamasi si confermano la classe a maggior consumo, seguita dai macrolidi e dai fluorochinoloni. si continua ad osservare un’ampia variabilità regionale, con un consumo in regime di assistenza convenzionata maggiore al Sud rispetto al Nord e al Centro. Nelle regioni del Nord (-6,1%) si registrano inoltre le riduzioni maggiori, mentre al Sud le riduzioni sono più contenute (-2,2%). Nel 2021 circa 3 cittadini su 10 hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici e in media ogni paziente è stato in trattamento per circa 11 giorni nel corso dell’anno, con una prevalenza che aumenta all’avanzare dell’età, raggiungendo il 50% nella popolazione over-85. Per gli uomini i maggiori livelli di uso sono riscontrabili nelle fasce più estreme, mentre per le donne vi è un più frequente utilizzo di antibiotici tra i 20 e i 69 anni di età. Nel 2021, a livello nazionale, il consumo ospedaliero di antibiotici è stato in riduzione del 23,3% rispetto al 2020, assistendo ad un ritorno dei consumi a quelli del periodo pre-pandemia. Le categorie di antibiotici più utilizzate a livello ospedaliero sono le associazioni di penicilline (inclusi gli inibitori delle beta-lattamasi), seguite, in ordine decrescente, dalle cefalosporine di terza generazione, dai fluorochinoloni e dai macrolidi.
Dall’analisi dei dati della medicina generale sulle prescrizioni ambulatoriali di antibiotici per specifiche patologie infettive è emersa una prevalenza di uso inappropriato che supera il 24% per quasi tutte le condizioni cliniche studiate (influenza, raffreddore comune, laringotracheite, faringite e tonsillite, cistite non complicata).
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