È arrivata sul filo di lana, dopo l’ennesima giornata di tensioni e trattative, l’ufficialità che il popolo del centrosinistra pugliese attendeva da settimane: Antonio Decaro sarà il candidato governatore del Campo largo. L’annuncio è giunto alle 20.45 dal palco della Festa regionale dell’Unità a Bisceglie, al fianco della segretaria nazionale del Pd, Elly Schlein.
L’appuntamento, fissato per le 20, è slittato di quasi un’ora: segno delle ultime, convulse trattative. Quando finalmente si è presentato sul palco, abbracciato a Schlein e con il volto visibilmente tirato, Decaro ha parlato con voce rotta dall’emozione: «Da oggi ho la responsabilità di guidare un nuovo progetto politico per questa regione. Non potevo girare le spalle alla mia terra e al mio popolo. Andiamo a vincere questa campagna elettorale». Nel suo discorso ha ricordato l’amico e consigliere regionale Donato Metallo, scomparso di recente: «Donato, tu mi avresti detto: “Dalle Anto”». Al suo fianco, Schlein ha suggellato l’intesa: «Grazie Antonio. Uniti e compatti noi vinceremo».
Ma la strada per arrivare a questo momento non è stata semplice. Fino al primo pomeriggio, la quadra sembrava raggiunta, soprattutto con l’Alleanza Verdi Sinistra. L’intesa prevedeva la candidatura in consiglio regionale di Nichi Vendola, con la garanzia che l’ex governatore non ingombrasse troppo lo spazio politico. Tra le ipotesi sul tavolo, anche un passo di lato post-voto o una candidatura nazionale alle politiche del 2027. «Collaborerò lealmente e con passione con Antonio Decaro», ha assicurato Vendola. Ma in serata è arrivato il colpo di scena: il governatore Michele Emiliano, che nei giorni scorsi aveva annunciato il suo passo indietro per facilitare la candidatura di Decaro, ha rimesso in discussione la partita.
«Se corre Vendola, allora corro anch’io», è stato il messaggio recapitato ai vertici del Pd. Un ritorno improvviso che ha rischiato di far saltare il fragile equilibrio A complicare ulteriormente la giornata, il pressing Nel pomeriggio il deputato pugliese Leonardo Donno, vicino a Giuseppe Conte, ha dichiarato senza mezzi termini: «Al punto in cui siamo arrivati, è difficile ipotizzare un diverso candidato. Per il M5s e per l’insieme della coalizione il nome è Decaro».
Una presa di posizione che ha avuto il sapore di un aut aut: senza Decaro, i pentastellati avrebbero potuto rimettere tutto in discussione. Lo stesso Conte, in serata, ha ribadito la linea: «Siamo rimasti in silenzio fino ad ora, ma ora serve una soluzione chiara». Parole che hanno pesato come un macigno sulla trattativa e che hanno accelerato la soluzione. Decaro, rientrato da Bruxelles alla vigilia dell’appuntamento di Bisceglie, ha vissuto ore febbrili di colloqui e telefonate con Schlein, che a sua volta ha fatto da collante tra le varie anime della coalizione.
Sul campo, in sua rappresentanza, ha agito il capogruppo Pd al Senato, Francesco Boccia, che dal palco ha rivendicato il risultato: «Siamo riusciti a costruire un fronte comune che si presenta davanti agli elettori in sette regioni su sette». Poco prima, avevano preso la parola anche gli altri capigruppo della coalizione: Peppe De Cristofaro per Avs, Raffaella Paita per Italia Viva e Stefano Patuanelli per il M5s. Un segnale di compattezza, nonostante le tensioni. Alla fine, dopo ore di montagne russe, la scelta è arrivata. Con il sì di Decaro, il centrosinistra pugliese prova a ritrovare unità e slancio, pur con i nodi ancora irrisolti sul ruolo futuro di Vendola ed Emiliano.
La campagna elettorale può partire, ma la pace interna è tutt’altro che definitiva. Il volto commosso e le parole di Decaro a Bisceglie hanno però offerto l’immagine che la coalizione voleva consegnare agli elettori: quella di un leader che accetta la sfida, con il sostegno della segretaria e l’appoggio, almeno per ora, di tutte le anime del campo largo.