A distanza di quasi un mese dall’ultima convocazione avvenuta nel prestigioso scenario del Teatro Stabile è tornato a riunirsi, nella mattinata di venerdì, il consiglio Comunale di Potenza, questa volta nel più moderno Mobility Center di via Nazario Sauro. Le premesse per “far bene” c’erano tutte giacché in estrema sintesi avrebbe dovuto trattarsi, invero, di una seduta dirimente per sciogliere le riserve sul nuovo presidente del Consiglio e invece per l’ennesima volta la fumata è stata nera. Nessuna reale intenzione di convergere su un nome che garantisse un seppur flebile crisma di “terzietà” all’assemblea.
Dall’urna sotto la supervisione del presidente pro tempore Rocco Bernabei è uscito di tutto tranne che il nome tanto atteso, insomma nessun coniglio dal cilindro, nessun gioco di prestigio e tutto rimandato alla prossima seduta. Per certi versi è sembrato di assistere ad un déjà vu andato in onda già nei giorni scorsi durante l’elezione del Mattarella-bis quando più di mille tra deputati, senatori e grandi elettori erano stati chiamati a scegliere il Capo dello Stato. Tanta “poca” volontà di aderire in maniera fattiva a quel compito di “rappresentatività” della nazione per il quale si era stati demandati dagli italiani, non foss’altro per dare l’esempio. E così parafrasando le dinamiche del voto nazionale nel quale, in concomitanza dello spoglio tra una scheda bianca e l’altra sono usciti nomi tirati a caso, un po’ per noia, un po’ per sfizio, alla stessa stregua dall’urna del parlamentino potentino è spuntata una certa “Greta” (7 voti), Teresa Noce (2 voti), fondatrice dell’allora PCI e partigiana, Angela Davis (2 voti) attivista del movimento femminista afroamericano degli anni Settanta e Liliana Segre (1 voto).
In definitiva la ripartizione dei voti, oltre a quelli citati poc’anzi, tanto per restare a scelte più attinenti l’assemblea è stata la seguente: 4 per Napoli (FdI), 2 per Dapoto (Forza Italia), 1 voto Falotico (Pd) 1 voto per Tramutoli (La Basilicata Possibile) e 10 le “preferenze” per le schede bianche. Per la cronaca trenta sono stati i votanti, tre gli assenti (Ferrara, Di Noia, Cannizzaro, quest’ultimo tra l’altro presidente del Consiglio uscente) ma ciò non è bastato per il raggiungimento del quorum relativo al rinnovo dell’ufficio di presidenza.