Non tutti i partiti hanno applaudito allo scampato pericolo di veder ridotti i seggi in consiglio regionale. Il Movimento 5Stelle ha votato “no” mercoledì scorso sul disegno di legge, promosso dal centrodestra e accolto, seppur con l’astensione dal Partito democratico e da Alleanza verdi e sinistra, che impedisce il contenimento dei rappresentanti nel parlamentino di via Gentile, in virtù della riduzione della popolazione pugliese, scesa sotto i quattro milioni. Un no, quello degli ex grillini, spiegato con toni virulenti dal deputato pugliese, seppur eletto in uno dei collegi di Roma, Alfonso Colucci, di Cerignola in provincia di Foggia.
La motivazione
Il pentastellato durante la dichiarazione di voto ha usato perifrasi e metafore colorite per alzare il tono contro quella che ha chiamato «una legge che spalanca le porte girevoli per fa rientrare quei politici sconfitti alle elezioni» o che per altre ragioni escono dalle rappresentanza pubblica. In apertura del suo intervento, Colucci ha subito fatto riferimento a “gradisca”, la procace protagonista di Amarcord di Fellini che riceveva il nobiluomo al grand hotel di Rimini. Una locuzione per dire, appunto, che «con questo disegno di legge si restaurano le poltrone girevoli».
Parole che preludono a un duro j’accuse da parte di Colucci: «ai vostri amichetti dite ‘non siete stati rieletti’? Non preoccupatevi, il Governo vi garantisce il posto». Un comportamento, annota Colucci, che «per il Movimento Cinque Stelle è inaccettabile». Anche per quanto riguarda l’aumento del numero di assessori nelle regioni più piccole: «Solo poltrone in più». Colucci, però, non se la prende soltanto con la mancata riduzione dei consiglieri regionali, attacca anche altre parti della norma che, a suo dire, consente a chi ha terminato «un mandato in una istituzione pubblica può rientrare nella stessa o in altri enti pubblici della stessa regione, mortificando trasparenza e merito».
Accuse che raggiungono l’apice nelle conclusioni dell’intervento quando il deputato pentastellato squaderna tutti i classici del lessico grillino o ex grillino a partire da quel “no alla casta”, subito seguito dalla «politica che asseconda le logiche dell’amichettismo». Prima di concludere ritornando a «gradisca. No, noi non gradiamo. E per questo votiamo no», alla legge sui consigli regionali. Un no, però, che, forse, è gradito ad alcuni dei cinque consiglieri regionali pugliesi uscenti del Movimento 5stelle, che sono già in campagna elettorale e si apprestano a quel terzo mandato che nelle intenzioni dei fondatori Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, doveva essere il tratto distintivo della politica pentastellata, abbattuto proprio da quelle logiche di sopravvivenza istituzionale che a parole ancora dicono di non perseguire.