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Lavoro, nuovo monito del presidente Mattarella: «Non c’è pace senza salari equi»

Salari degni, condizioni di lavoro altrettanto degne e una gestione responsabile dell'intelligenza artificiale. Il Capo dello Stato Sergio Mattarella cita (non è un caso) una frase di Sant'Agostino per ricordare che le sfide del futuro vanno affrontate con antico equilibrio. La pace, spiega, ma anche il progresso non possono prescindere dalla giustizia sociale. «I tempi…
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Salari degni, condizioni di lavoro altrettanto degne e una gestione responsabile dell’intelligenza artificiale. Il Capo dello Stato Sergio Mattarella cita (non è un caso) una frase di Sant’Agostino per ricordare che le sfide del futuro vanno affrontate con antico equilibrio. La pace, spiega, ma anche il progresso non possono prescindere dalla giustizia sociale. «I tempi siamo noi», ricorda mutuando dal Vescovo di Ippona mentre visita la sede dell’Ilo, l’organizzazione delle Nazioni Unite preposta ad affrontare i problemi del lavoro. L’Onu, sottolinea, è «l’unica vera Organizzazione universale nata per preservare, nelle sue varie articolazioni e forme, la pace e la convivenza pacifica fra gli Stati e fra i popoli». E l’Italia le garantisce la sua piena e convinta adesione. Ma la via della pace passa, oltre che dal multilateralismo, anche dalla sua dimensione sociale.

La dimensione della pace

«Non vi può essere pace duratura senza salari equi, senza protezione sociale, senza rispetto delle libertà sindacali», avverte. E loda che la cerimonia di inaugurazione dell’Anno Accademico della Scuola di Sviluppo del Centro internazionale di Formazione dell’Organizzazione Internazionale del lavoro, sia «molto opportunamente dedicata a tre concetti fra di loro intimamente collegati: apprendimento, giustizia sociale e, appunto, pace».

La Costituzione

«La Costituzione italiana delinea con chiarezza un modello di società in cui il lavoro è al tempo stesso fondamento della Repubblica, strumento di realizzazione personale e leva, appunto, di giustizia sociale», ribadisce il Capo dello Stato. Del resto «fin dalla sua nascita, all’indomani della Prima Guerra Mondiale, l’Oil ha legato il suo mandato proprio alla pace, ponendola in diretta relazione alla giustizia sociale. L’intuizione originaria si conferma ancora oggi di straordinaria attualità». Il presidente fa riferimento alla «difesa di lavoro degno, intesa come opportunità per donne e uomini di poter svolgere a tutte le latitudini la loro attività in condizioni di libertà, uguaglianza, sicurezza». E dell’Oil ricorda la capacità «di offrire risposte globali a problemi globali attraverso un dialogo costruttivo. Dialogo fra parti sociali, che si riflette nella sua peculiare struttura tripartita, composta da rappresentanti dei Governi, dei lavoratori, e dei datori di lavoro».

Ma anche un dialogo «fra Stati per la ricerca di soluzioni condivise, basate sul presupposto che la giustizia sociale non è un obiettivo facoltativo o realizzabile in contesti nazionali ristretti, ma una condizione imprescindibile per la pace, la stabilità e dunque per il progresso». Per Mattarella si tratta di «considerazioni che appaiono tanto più vere alla luce dei complessi fenomeni migratori cui assistiamo, e che spesso vedono appunto nel mancato accesso a un lavoro degno la loro prima e più vera spiegazione».

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