“Xanadu”, ultimo singolo della band esordiente pugliese “Il Maestrale”

Il Maestrale è una band esordiente pugliese formata dalle sorelle Alessandra e Simona Valenzano e da Paolo Colaianni, tutti originari di Bari, da Dario Del Viscio nato a Vico Del Gargano e da Nicholas Palmieri di Palo del Colle. La band stupisce con il secondo inedito “Xanadu” in uscita domani. Il Maestrale si caratterizza come un innovativo collettivo di musicisti esponenti di un “mediterraneo postmoderno” che fonde musica pop rock ed elettronica con l’etnicità delle sonorità mediterranee.

In merito alle differenze e somiglianze tra Genesi, il primo singolo, e questo ultimo lavoro, Xanadu, la cantante Alessandra Valenzano afferma: «C’è una sorta di filo che lega Genesi e Xanadu e credo sia facile ritrovarlo nella tradizione e nella mediterraneità. Sebbene siano estremamente diversi, ascoltandoli è possibile capire l’essenza di cui è composto Il Maestrale».

Xanadu è una canzone ricca di pathos che scruta in profondità tutto ciò che è collegato all’onirico, l’etnico, l’erotico. Xanadu è un luogo mitico, è qui che il condottiero mongolo Kublai Khan, nonché fondatore del primo Impero cinese della Dinastia Yuan, fece costruire una dimora di piaceri.

La canzone si ispira al mito narrato dal poema incompleto del poeta, critico letterario e filosofo britannico Samuel Taylor Coleridge: Xanadu è metafora di terre inesplorate, il corpo della persona amata e rappresenta l’emblema della passione umana.

Il gruppo afferma in merito al singolo: «Xanadu è un’antica città mongola. Noi siamo partiti dall’analisi testuale di Kubla Khan, poemetto di Samuel Taylor Coleridge. Ci siamo ispirati a tale poemetto dai toni epici e sensazionalistici, infatti la sua caratteristica è quella di non aver mai trovato compimento: abbiamo provato noi a immaginare la nostra Xanadu come una città nascosta, antica, perduta ed ambita. Un vero e proprio gioiello di frutti da mangiare e tumultuosi canali d’acqua. Ecco come sarebbe la nostra Xanadu: sonorità che si rifanno alla tradizione popolare pugliese, miste alla tradizione orientale. Abbiamo immaginato che il protagonista fosse un uomo che cammina per le strade della città di Xanadu, simbolo di una terra ‘donna’, con le sue curve ed i suoi frutti da mangiare».

Si parte da una base dai forti sentori folk che si sviluppa in una fusione con sonorità etniche ed elettroniche.

La ritmica del brano, come un amplesso, parte dalla calma esplorativa dei primi istanti fino a trasformarsi in un ritmo sempre più incalzante, quasi frenetico, espressivo del culmine della passione, per poi decrescere negli istanti immediatamente successivi eterni, fissi, immobili e lenti, dove qualcosa muore e qualcosa rinasce.

A cura di Fabia Tonazzi

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