Per le scuole del Sud si spende di meno: più di un istituto su tre è in attesa di interventi

Non c’è equità nella distribuzione delle risorse destinate alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle scuole italiane. La destinazione dei fondi continua a mostrare importanti differenze territoriali, con il Sud a rappresentare l’anello debole. È quanto si evince dai numeri diffusi da Legambiente in occasione della XXII edizione di “Ecosistema Scuola”, il report sulla qualità dell’edilizia scolastica e dei servizi.

I dati sono riferiti al 2021, e prendono in esame lo stato di salute di 5.616 edifici scolastici di 94 capoluoghi di provincia, tra scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado, frequentati da una popolazione di oltre un milione di studenti. Nel 2021 il 30,6% degli edifici scolastici necessita ancora di interventi di manutenzione straordinaria. Un dato che sale al Sud al 36,8% e nelle Isole al 53,8%. Il tutto nonostante lo stanziamento delle risorse, a livello nazionale, passi da quasi 28mila euro a edificio nel 2019 a circa 34mila euro a edificio nel 2021; la spesa effettuata da 15mila a 20mila euro.

Per quanto riguarda la manutenzione ordinaria, sono stati stanziati nel 2021 circa 10mila euro a edificio, con una capacità di spesa di 8,4mila euro a edificio (nel 2019 erano stati rispettivamente 7mila e 6,5mila). Cresce la spesa delle amministrazioni del Sud che passano da 2mila euro a edificio a 7mila euro. Sul fronte degli interventi adeguamento sismico, nonostante il 53,8% dei comuni capoluogo di provincia abbia dichiarato di aver realizzato lavori di adeguamento sismico negli ultimi 5 anni, hanno interessato solo il 3,1% degli edifici scolastici. Nelle Isole le amministrazioni intervenute sono appena il 27,3%, in particolare in Sicilia, dove sono presenti tutti i 389 edifici scolastici posti in zona sismica 1 e 2 delle Isole. Qui negli ultimi 5 anni sono stati realizzati interventi di adeguamento sismico solo su 2 edifici: uno a Messina e uno a Catania. Le enormi differenze territoriali si evincono anche nell’analisi sull’efficienza energetica degli immobili. Un elemento quest’ultimo non di poco conto visti i rincari dei costi energetici registrati nell’ultimo anno. «Sebbene a livello nazionale l’81 per cento delle amministrazioni ha dichiarato di aver realizzato interventi per l’efficientamento energetico delle scuole – si legge nel report di Legambiente – questi interventi sono stati rivolti solo al 17% degli edifici scolastici, dato che sale al Nord al 21,2% mentre nelle Isole riguarda appena il 5,8% delle suole. Tra gli interventi realizzati: la sostituzione di caldaie, vetri e serramenti, quindi lavori di isolamento delle coperture e delle pareti esterne. Solo il 4,2% delle scuole risulta in classe energetica A, appena il 10,8% nelle prime tre classi energetiche, mentre ben il 74,8% è fermo nelle tre ultime classi energetiche (il 39% in Classe G).

Nel report di Legambiente vengono citate anche alcune buone pratiche, suddivise in quattro categorie. Per la prima categoria “scuole nuove”, si citano due edifici scolastici di Rimini, il plesso Montessori e il plesso Luigi Ferrari, entrambi costruiti secondo i principi della sostenibilità Ambientali. Per la seconda categoria “Efficienza energetica”, tra gli esempi quello del comune di Pescara che ha stanziato fondi per intervenire con opere di isolamento termico e efficientamento energetico in 10 scuole tra infanzia e primarie. A San Nicola da Crissa, in Calabria, è nata ed è stata inaugurata in questi giorni la comunità energetica rinnovabile e solidale “Critaro”, composta dal Comune e 30 famiglie, che vede un sistema di accumulo e pannelli fotovoltaici sopra il tetto della Cittadella scolastica “Domenico Carnovale” (infanzia, primaria e secondaria di primo grado) che distribuisce energia alle adiacenti case popolari.

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