L’ospedale Di Venere di Bari si conferma un’eccellenza nel campo dello screening per il carcinoma del colon-retto (Ccr), combinando attività clinica, innovazione tecnologica e ricerca scientifica all’avanguardia. Solo nell’ultimo anno, sono state eseguite oltre 6mila procedure endoscopiche, di cui 1.236 colonscopie rientranti nel programma di Screening Ccr. A queste si sommano centinaia di interventi di secondo livello, fa sapere l’Asl Bari, «tra cui Ercp, procedura diagnostica e terapeutica che permette di studiare e trattare le vie biliari e il pancreas, resezioni endoscopiche a tutto spessore, posizionamento di protesi e Peg (Gastrostomia endoscopica percutanea)». A partire dal 2025 sono inoltre state introdotte anche nuove tecniche come l’enteroscopia, l’ecoendoscopia e la dissezione endoscopica sottomucosa per la rimozione di lesioni preneoplastiche complesse del colon e del retto. L’attività si estende anche ai presidi ospedalieri di Monopoli e Putignano, dove quest’anno sono già state effettuate rispettivamente oltre 2mila e 1500 prestazioni endoscopiche, «rafforzando un sistema hub & spoke efficiente e centrato sul paziente».
Innovazione e ricerca
«Molte delle procedure avanzate – dichiara il dottor Alessandro Azzarone, responsabile della Unità operativa di Endoscopia digestiva e Screening del colon retto – vengono condotte su pazienti ricoverati e all’interno di un ambiente protetto quale quello della sala operatoria». Attualmente sono all’attivo due progetti di ricerca strategici, finalizzati a sviluppare strumenti sempre più precisi per la diagnosi precoce del carcinoma del colon-retto: si tratta di “Colon Sicuro” e “Ni Guilit” (Non-Invasive Gut and Intestine Linked Tumor Investigation). Il primo, sviluppato con il supporto della Regione Puglia, analizza il profilo metabolomico e lipidomico di soggetti con Sof (sangue occulto nelle feci) positivo per identificare nuovi biomarcatori predittivi di neoplasia. L’obiettivo finale è individuare biomarcatori presenti nel sangue che siano associati a lesioni pre-cancerose o tumorali del colon-retto. Il “Ni Guilit”, invece, mira a individuare biomarcatori fecali non invasivi attraverso lo studio del microbioma. Il progetto punta a ridurre la necessità di colonscopie superflue, ottimizzando l’accesso alle procedure per chi ne ha reale bisogno.
La svolta
«I risultati attesi – prosegue Azzarone – potrebbero rappresentare un passo avanti decisivo verso un sistema di screening più accurato, personalizzato e meno invasivo, con importanti ricadute sulla salute pubblica».