Solo con l’Asl di Bari? Macché. Le aziende finite sotto la lente d’ingrandimento della Procura della Repubblica di Bari non sono in affari solo ed esclusivamente con l’Azienda sanitaria del capoluogo. Tutte, infatti, svolgono lavori per decine di enti pubblici, inclusi il Ministero della Difesa, l’Università del Salento, la Prefettura di Bari e una serie di Comuni sparsi su tutto il territorio pugliese. E il gip Ronzino sottolinea proprio questo aspetto quando, nel testo dell’ordinanza, motiva le misure cautelari disposte per dieci delle 17 persone coinvolte nell’inchiesta della Procura della Repubblica.
Gli affari
Sono otto le imprese che il gip Ronzino passa in rassegna nell’ordinanza di custodia cautelare. A cominciare da Perrone Global Service che ha rapporti economici con i Ministeri dell’Interno e della Difesa, oltre che con Prefettura di Bari, Università del Salento e Comuni di Terlizzi e San Marco in Lamis. La Costruzioni Bioedili, formalmente amministrata dalla moglie di Giovanni Crisanti ma di fatto a lui riconducibile, ha invece rapporti economici con svariate pubbliche amministrazioni, in particolare con la Città metropolitana di Bari. Ancora, Falegnameria Moderna, Dearum ed Emni Group, tutte legate a Nicola Minafra, svolgono servizi per l’Asl della Bat, oltre che per i Comuni di Molfetta e di Ruvo di Puglia. E poi c’è la Gadaleta srl, amministrata da Ignazio Gadaleta, che opera per il Reparto Genio Aeronautica Militare del Ministero della Difesa, la Città metropolitana di Bari e i Comuni di Molfetta e Ruvo di Puglia. Ancora, la Esa di Francesco Diaferia lavora al servizio dell’Asl della Bat nonché di vari sitituti scolastici in provincia di Bari. Sotto la lente d’ingrandimento della magistratura c’è poi la Itel Telecomunicazioni, di cui Vincenzo Minafra è il referente di zona, che intrattiene rapporti economici con numerose aziende ospedaliere, policlinici e università sull’intero territorio nazionale. La Impianti Servizi Medicali, amministrata da Vincenzo Matera e il cui referente di zona è il cognato Giuseppe Rucci, lavora invece per l’Istituto Tumori di Bari e per l’Irccs “De Bellis” di Castellana Grotte. Infine c’è la G. Scavi, il cui socio Francesco Girardi è in affari con aziende sanitarie locali con sede in diverse regioni, oltre che con l’Istituto Tumori di Bari e l’Università del capoluogo pugliese.
Lo scenario
Il gip Ronzino, dunque, fa riferimento ai rapporti economici intrattenuti dalle aziende coinvolte nell’inchiesta con numerose pubbliche amministrazioni. E lo fa per sostenere l’attualità delle esigenze cautelari che lo hanno spinto a ordinare gli arresti domiciliari per Perrone e Rucci e addirittura il carcere per Crisanti, Minafra e Gadaleta. Secondo il giudice, gli indagati hanno tenuto una condotta caratterizzata da «modalità insidiose» e dalla tendenza a mettere in pratica particolari stratagemmi con l’obiettivo l’attività investigativa e non lasciare alcuna traccia utile a inquirenti e investigatori. Il tutto, come sottolinea il gip barese Ronzino, in un (presunto) «sistema di corruttela radicato nel tempo, volto a soddisfare la bramosia e la voracità di denaro dei pubblici funzionari e degli imprenditori collusi» e «ben lungi dal chiudere i battenti».