ROMA (ITALPRESS) – Sono 8,3 milioni le tonnellate di rifiuti organici trattati in Italia nel 2021, di cui 7,3 milioni provenienti dalla raccolta differenziata (125,2 Kg/abitante/anno). Dalla trasformazione dei rifiuti a matrice organica, sono state ottenuti circa 2,1 milioni di tonnellate di compost, fertilizzante organico che, restituito alla terra, nutre il suolo e aiuta a contrastare il cambiamento climatico: ha infatti contribuito a stoccare nel terreno circa 600.000 tonnellate di sostanza organica, risparmiando 3,8 milioni di tonnellate di CO2 equivalente/anno rispetto all’avvio in discarica. Inoltre, sono stati ottenuti 406 milioni di m3 di biogas, valorizzati mediante la produzione di circa 440 GWh di energia elettrica, 125 GWh di energia termica, e 136 milioni di metri cubi di biometano, utilizzabile sia per l’immissione in rete che per l’autotrazione, con l’obiettivo di ridurre il ricorso alle fonti fossili. Questi i principali dati emersi nel corso di un evento del Consorzio Italiano Compostatori (CIC), nel corso del quale sono state illustrate le procedure competitive dei fondi Pnrr che permetteranno di implementare, all’interno degli impianti di compostaggio, anche la parte anaerobica per la produzione di biometano.
Lo scorso gennaio, il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha approvato le procedure applicative pubblicate dal Gse che dettagliano le modalità per il rilascio della qualifica e per la determinazione e il riconoscimento degli incentivi ai produttori di biometano e di altri biocarburanti avanzati diversi dal biometano. Grazie agli incentivi e all’implementazione delle misure del Pnrr dedicate al settore, si potrà infatti procedere e finalizzare la realizzazione ex novo o l’ammodernamento di oltre 50 impianti di produzione di compost e biometano da frazione organica proveniente dalle raccolte differenziate, per toccare quota 300 milioni di m3 di biometano al 2025 e a traguardare la soglia di 1 miliardo di m3 come potenzialità massima al 2030. Il biometano e biogas ottenuto da FORSU andrebbe a contribuire – insieme al biometano e biogas ottenuto in agricoltura che al potrebbe toccare i 6,5 miliardi di m3 – al piano REPowerEU, che ha come obiettivo proprio aumentare la produzione e l’uso annuale di biometano sostenibile fino a 35 miliardi di m3 entro il 2030.
Per aumentare la capacità di produzione di biogas nell’UE e promuovere la conversione in biometano, si stima che in questo arco temporale serviranno investimenti dell’ordine di 37 miliardi. Accelerare sul biometano è diventato quanto mai necessario, poichè significa promuovere e incentivare la diffusione di un gas rinnovabile e a basse emissioni di carbonio, oltre che con elevata disponibilità: nell’ultimo anno la guerra in Ucraina ha infatti messo in evidenza la dipendenza dell’Italia da materie prime ed energia. “Quello che prospettiamo è un percorso graduale e con una crescita progressiva, in cui il biometano diventi un pilastro strutturale della politica energetica nazionale. Basti pensare che nel 2018 gli impianti attivi erano 6 con 86 milioni di m3/anno di biometano prodotto: sono stati fatti grandi passi avanti e ancora altri ne dovremo fare”, afferma Lella Miccolis, presidente del CIC. Secondo i dati del CIC relativi alla raccolta e al trattamento del rifiuto organico in Italia, il dato procapite di rifiuto organico intercettato sale a 125,2 kg/abitante/anno. In particolare, in Emilia Romagna sono stati raccolti in modo differenziato circa 180 kg/abitante di rifiuto organico. Nonostante la regione con valori più bassi sia la Liguria, le analisi del CIC mostrano come sia necessario dunque continuare a lavorare soprattutto nelle regioni del Centro e del Sud, considerando che Lazio, Sicilia, Calabria, Molise e Basilicata mostrano una RD media pro capite tra gli 80 e i 100 kg. In Italia il riciclo dei rifiuti organici è affidato a 356 impianti di trattamento biologico: 293 sono impianti di compostaggio che producono compost utilizzato in agricoltura e nel florovivaismo. Gli impianti integrati di digestione anaerobica e compostaggio, che producono compost e biogas, sono invece 63: si stima una capacità autorizzata di 5.109.000 t/anno, mentre il rifiuto trattato nel 2021 è stato di 4.299.000 t/anno. “Nel breve-medio periodo (2023-2025), si prevede un completamento delle necessità territoriali in gran parte delle regioni italiane. Auspichiamo un’ulteriore crescita delle raccolte differenziate del rifiuto organico e per fare questo serve un ulteriore sforzo in alcune aree del Paese. L’impiantistica dedicata al trattamento è in gran parte già realizzata o di imminente completamento, non solo al Nord ma anche nel Centro e Sud Italia”, spiega Massimo Centemero, direttore del CIC. Nel dettaglio, con una raccolta differenziata a regime in tutta Italia e considerando l’andamento complessivo della popolazione residente, secondo le stime del CIC il Paese nel 2025 potrebbe arrivare a raccogliere 9 milioni di tonnellate di rifiuto organico l’anno, ovvero 153 kg/ab/anno. Ad oggi l’autosufficienza impiantistica è garantita e solo al verificarsi di questa evoluzione bisognerà tenerne conto per incrementare la necessità impiantistica. In uno scenario di questo tipo, il settore del biowaste toccherà quota 13.000 addetti, generando circa 2,5 miliardi di indotto.
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