“Come si comunica la crisi climatica”, aziende e giornalisti a confronto

MILANO (ITALPRESS) – Raccontare un periodo di cambiamento epocale, arrivando al pubblico in maniera comprensibile e alla portata di tutti: questo il centro del dibattito “Aziende e giornalisti a confronto, come si comunica la crisi climatica”, andato in scena oggi al Palazzo delle Stelline di Milano.
Il report di Greenpeace realizzato con l’Osservatorio di Pavia sulla copertura mediatica dei cambiamenti climatici nel 2022 racconta come, nel periodo fra settembre e dicembre 2022, la crisi climatica è stata raccontata dai cinque quotidiani nazionali più diffusi (Corriere della Sera, la Repubblica, Il Sole 24 Ore, Avvenire, La Stampa), dai telegiornali serali delle reti Rai, Mediaset e La7 e da un campione di programmi televisivi di approfondimento.
L’indagine attesta che meno del 3% delle notizie date dai principali telegiornali nazionali ha trattato implicitamente o esplicitamente temi riguardanti la crisi climatica. Si ferma invece al 22% la percentuale di attenzione dedicata alla crisi climatica dai programmi tv rispetto al totale delle puntate di trasmissioni di approfondimento.
Sulla carta stampata il 25,2% degli articoli ha trattato l’argomento in maniera implicita (pertinenti la decarbonizzazione o la riduzione delle emissioni che nè trattano e nè citano la crisi climatica), il 38,4% ha fatto una citazione esplicita, il 15,5% marginale, il 21% centrale.
“Abbiamo deciso di aprire un confronto sul come comunicare la crisi climatica per alzare l’attenzione su questo tema e comprendere con addetti ai lavori e stakeholder perchè una priorità che riguarda il nostro pianeta non sia al centro del dibattito mediatico – spiega Benedetto Valentino, presidente della Fondazione Premio Ischia – vogliamo che si accresca la sensibilità sul tema per salvaguardare il futuro dei nostri figli, dobbiamo rendere centrale il tema ambientale nel dibattito pubblico e politico, è necessario un impegno massimo e condiviso del mondo dell’informazione in tempi brevi”.
Mentre sulla stampa e in televisione la crisi climatica continua ad avere scarsa visibilità – sostiene il Report – sui principali quotidiani italiani aumentano le pubblicità delle aziende maggiormente responsabili del riscaldamento globale, a conferma della pericolosa influenza dell’industria dei combustibili fossili sul mondo dell’informazione.
Partner dell’iniziativa il gruppo Unipol, intervenuto in quanto una delle realtà che si è spesa per raccontare e sensibilizzare il pubblico riguardo al problema del cambiamento climatico.
“La comunicazione ambientale si muove su più binari – spiega nel suo intervento Vittorio Verdone, direttore Comunicazione and Media Relations, Gruppo Unipol -. C’è un versante più squisitamente tecnico, che spiega scientificamente quello che sta accadendo, poi uno legato all’attualità, come gli eventi che stando interessando l’Emilia Romagna in questi giorni, e poi l’ambito più legato ai social network. Quest’ultima parte dal basso, è propositiva e ci sta particolarmente a cuore per le sue grandi potenzialità di sviluppo, anche per la sua capacità di aggregare consensi”.
“Le generazioni affrontano in modo diverso questa questione”, commenta Fernando Vacarini, responsabile Media Relations, Corporate Reputation & Digital PR, Direttore magazine Changes, Gruppo Unipol. “I giovani li vediamo mediamente più informati e coinvolti, vedi il fenomeno di Greta Thumberg o i Fridays for future. Come gruppo Unipol abbiamo commissionato una ricerca all’istituto Ipsos che ci rivela che senza contributi pubblici, si fatica a rinnovare le case in quanto a consumo energetico e impatto ambientale, ed è un problema sia economico sia culturale”.
Punta alla fattività in luogo della mera comunicazione di facciata invece l’intervento di Zornitza Kratchmarova, giornalista ESG Lead, Retex: “La comunicazione delle aziende deve essere il punto di arrivo delle strategie applicate in campo ambientale. Prima bisogna attivarsi fattivamente per contrastare il cambiamento climatico e solo successivamente comunicare i propri risultati, per evitare fenomeni di green washing, anche sui social network”.

– foto f01/Italpress –

(ITALPRESS).

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