Zaniolo, Tonali, Fagioli: perché scegliere le scommesse illegali?

(Adnkronos) – Perché si scommette su siti illegali? Che differenza c’è rispetto ai siti certificati? Perché i calciatori coinvolti nell’inchiesta sulle scommesse illegali hanno scelto la soluzione ‘abusiva’? A far luce su questi temi – legati all’inchiesta che coinvolge Nicolò Fagioli, Sandro Tonali e Nicolò Zaniolo – è Fabio Felici, direttore dell’Agenzia giornalistica sul mercato del gioco. 

“La scelta di effettuare scommesse su siti illegali è dettata dal fatto di poter giocare in anonimato, senza alcun tipo di controllo e senza limiti di puntata. Sui siti legali sei identificabile, per poter scommettere online occorre aprire un conto di gioco, presentare un documento e fornire diverse indicazioni”, spiega. 

“Tra l’altro il mercato dell’online legale prevede la possibilità di autoesclusione, delle autolimitazioni nelle giocate e tanti sistemi di alert su comportamenti a rischio. Penalizzando il gioco legale, ad esempio con il divieto di pubblicità o l’aumento di tassazione, si lasciano spazi che vengono immediatamente occupati dal sistema illegale, dando vita a fenomeni come quello che sta coinvolgendo alcuni calciatori”, aggiunge Felici che non è d’accordo nel considerare i tre calciatori come dei ludopatici. 

“Io andrei cauto a parlare di ludopatia nel caso di Fagioli, Zaniolo e Tonali. La ludopatia è una malattia seria che riguarda però solo lo 0,08 % dei giocatori e comporta asocialità, disturbi nel lavoro ed altri sintomi gravi. Basta vedere i profili Instagram dei tre e non mi pare che abbiano problemi di asocialità o disturbi sul lavoro -afferma-: infatti sono calciatori importanti che svolgono al meglio la loro professione. Io parlerei di ragazzi ricchi, magari un po’ viziati che cercano un brivido e un po’ di adrenalina”. 

 

Secondo le ultime stime il gioco illegale è un giro da 25 miliardi di euro. Una fetta ogni anno più grossa è rappresentata dal mercato nero dell’online, più ‘sicuro’ perché non configurabile come un luogo fisso, e spesso gestito da operatori con licenze in paesi all’altro capo del globo. Ebbene, il black market del gioco in rete vale 18,5 miliardi di euro, un miliardo e mezzo al mese. Tradotto: il 75% del totale. Cifre che fanno paura anche se messe vicino a quelle del comparto legale. 

Un settore parallelo a quello autorizzato, che garantisce l’anonimato a chi non vuole far conoscere la sua attività, in particolare a chi – come i calciatori – queste scommesse non le potrebbe proprio fare. La caccia la conduce l’Agenzia delle Dogane che oscura i siti – siamo arrivati a diecimila – senza autorizzazione. Pochi minuti dopo, ai clienti dei bookmaker clandestini arriva una mail con un nuovo indirizzo (di solito lo stesso con un numero progressivo che cambia ad ogni oscuramento) che riporta alla bisca virtuale e istruzioni dettagliate per ‘riattivarsi’ rapidamente. E adesso, riportano fonti del settore ad Agipronews, c’è anche l’agente di zona, come per un’azienda di telefonia. 

Basta collegarsi a siti non autorizzati – con licenze in paesi tipo Curaçao – e tentare di registrarsi. Si verrà indirizzati dal sistema verso un ‘agente di zona’ o ‘referente di zona’ che provvederà a facilitare il cliente. Ci si incontra, lo scommettitore versa la somma che intende depositare sul conto all’agente, che gli fornisce le credenziali di accesso. A quel punto, il gioco è fatto: basta andare a casa e scommettere sulla somma depositata. Si tratta però di un credito ‘virtuale’, perché non è transitato attraverso alcuno strumento di pagamento ‘ufficiale’. E in caso di vincita, basterà chiedere un nuovo incontro all’agente per ricevere il contante. 

Nel caso dei calciatori o dei vip in generale – rivela una fonte che vuole rimanere anonima – “non c’’è problema, la garanzia è negli orologi da capogiro o in qualche gioiello di valore”. Il punto centrale per calciatori e vip è sfuggire alla registrazione on line. E allora, se tutto deve restare nell’ombra, la scommessa corre sul 5G, rimbalzando tra chat e cellulari. Ci si telefona, si scambiano ‘ordini’ di scommessa via Whatsapp o Telegram, magari usando frasi in codice, e il banco accetta la puntata a credito. E quando arriva il momento di saldare il debito, le vie sono due: o il vip paga con l’orologio che ha al polso o ricorre al caro vecchio cash. 

Chi partecipa a una scommessa illegale, in ogni caso, compie un reato e dunque potrebbe incappare una denuncia. Nel caso dei calciatori, si infrange poi una stringente regola federale e dunque si rischia una lunga squalifica. 

Il settore illegale ha poi un altro pesante rovescio della medaglia: è vero che ci sono meno regole e formalità ma non c’è alcuna tutela per chi gioca. Magari attirato da quote più alte o da un bonus spropositato al momento dell’iscrizione, uno scommettitore può utilizzare un sito non autorizzato e ottenere rapidamente vincite anche importanti. Il problema sorge quando queste vincite non vengono pagate. Può succedere per una controversia sull’esito, o semplicemente perché ci si affida a qualcuno che ha già deciso di non stare alle regole. Nel caso dei pagamenti effettuati di persona, continua Agipronews, bisogna fidarsi di qualcuno che può sparire nell’esatto istante in cui ha incassato la puntata. 

Per chi gioca su siti online, occorre invece rivolgersi a tribunali o authority di paradisi fiscali, fuori dalla legislazione italiana e anche europea. In conclusione, chi sceglie il mercato illegale non può avere la certezza di incassare la vincita, mentre corre seriamente il rischio di finire in una bufera – anche penale – come quella scatenata sui calciatori in questi giorni. 

 

 

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