Violenza su donne, Fasciani (McDonald’s): ‘Con ‘Non sei sola’ supportiamo comunità’

(Adnkronos) – “‘Non sei sola. Lasciati aiutare’ avrà un impatto importante per tutta la nostra clientela. Siamo un ristorante che accoglie dalle 1.500 alle 2mila persone e quindi possiamo veicolare contenuti informativi straordinari come questo, che pensiamo possa risollevare dal silenzio questa drammatica piaga sociale e che aiutare a far riflettere, a ragionare e a informare le persone che c’è una prima iniziativa di contrasto, il 1522, al quale le donne possono rivolgersi per avere un primo supporto”. Così Marco Fasciani, presidente dell’Organo di rappresentanza dei licenziatari italiani, a margine del lancio di “Non sei sola. Lasciati aiutare”, l’iniziativa di McDonald’s e Assessorato alle Politiche per la Sicurezza, alle Attività Produttive e alle Pari Opportunità di Roma Capitale per diffondere la conoscenza del numero nazionale antiviolenza 1522 attraverso degli adesivi che saranno affissi nei bagni dei 73 ristoranti McDonald’s di Roma e provincia. 

“E’ un’iniziativa inclusa in un complesso di attività che compiamo come azienda all’interno del tessuto sociale nel quale operiamo- aggiunge Fasciani- Uno dei valori di McDonald’s è quello di supportare le comunità nelle quali il ristorante lavora e lo facciamo con iniziative che si integrano nel piano di business e strategico dell’organizzazione”. Tra questi “‘Sempre aperti a donare’, con 170mila pasti solidali offerti alle associazioni di volontariato”, ma anche il lavoro “con i bimbi per dare loro una formazione, ad esempio con la lingua inglese. Abbiamo anche fatto un protocollo con le Asl del territorio romano dove abbiamo avviato tirocini di formazione per persone con complessità sociale, difficoltà emotiva e cognitiva, lavorando per l’accrescimento dell’autostima e dell’autonomia. E nel periodo più drammatico della guerra in Ucraina i nostri ristoranti si sono trasformati in hub di solidarietà dove fornitori, dipendenti e clienti hanno portato beni di prima necessità e pasti che poi sono stati inviati nei campi di guerra”, conclude. 

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