Ucraina, moglie combattente Azov: “Russi hanno torturato e vogliono coprire tracce”

(Adnkronos) – “Sappiamo che in Ucraina i combattenti Azov sono gli eroi ed è ovvio che i nostri non li avrebbero neanche sfiorati. Da quel che so i russi hanno torturato i ragazzi e in questo modo vogliono coprire le tracce delle torture”. Così Anna Zaitseva, moglie di Kyrylo Zaitsev, nome di battaglia come combattente di Azov Volt, esprime, parlando con l’Adnkronos, la certezza che l’esplosione che ha distrutto il carcere di Olenivka sia stata provocata dai russi e non, come sostiene Mosca, frutto di un raid ucraino.  

“Da quel che so, già molti esperti hanno valutato il video e hanno detto che ci sarebbe stato un incendio dall’interno in quanto non ci sono i crateri che sarebbero stati provocati dagli Himars – continua – le finestre non sono esplose”. “Un’altra cosa che insospettisce è che non ci sono vittime tra lo staff del carcere. Di fatto tutte le persone morte erano del reggimento Azov. Anche questo fa pensare che tutto sia stato fatto appositamente”, continua la 25enne che a maggio con il figlio di pochi mesi è uscita dall’acciaieria Azovstal dove era entrata insieme al marito a fine febbraio. Da allora non ha notizie di lui.  

“Purtroppo ad ora non ho alcuna sua notizia. E quello che è successo ieri ci ha scosso tutti”, continua Anna che dopo essere stata evacuata a Mariupol ora da qualche settimana si trova a Berlino dove sta aspettando il permesso di soggiorno per poter accedere alle cure mediche per lei e il bambino, che ancora risente dei mesi passati ad Azovstal.  

Parlando ancora di quanto è successo nel carcere, la giovane donna si dice “allibita dalla reazione dell’Onu e della Croce Rossa perché io non capisco a cosa servono queste organizzazioni se permettono il comportamento così brutale con i prigionieri di guerra dell’Azov. E non capisco perché ancora la Russia non è stata riconosciuta quale stato aggressore, stato terrorista. Perché vedete – aggiunge – in Ucraina, ogni giorno è l’11 settembre. In Ucraina ogni giorno avvengono atti terroristici”.  

“Vorrei che gli italiani vedessero ancora le interviste da Azovstal, che si assicurassero ancora una volta che è tutto vero, non è un fake, è la vita che vive quotidianamente l’Ucraina – dice Anna – E mentre voi potete prendere un caffe, mangiare una pizza, in Ucraina le persone devono combattere per poter avere l’acqua o cibo”.  

A Mariupol la “situazione è critica, orribile, la gente non ha cibo, né acqua potabile, né medicinali. Ci sono gli scheletri di persone sparse per le strade. E questo non è un film dell’orrore o un libro di King. Ma la realtà degli ucraini” afferma Zaitseva, raccontando all’Adnkronos la situazione nella città martire ucraina caduta nelle mani dei russi, dove ancora rimangono sua nonna ed uno zio.  

“Sono in contatto con loro. Tramite internet, ogni tanto mi mandano i messaggi. Raccontano che la situazione è orribile”, spiega ancora la 25enne ucraina. “A casa nostra sono venuti i rappresentanti di Dnr, la repubblica autoproclamata di Donetsk, e hanno fatto delle domande su di noi, perché sanno di noi, di mio marito, ma nessuno dei vicini gli ha raccontato nulla”, continua Anna. 

“Il palazzo di 9 piani in cui vivevamo è stato bombardato, è rimasto intero l’appartamento, però è stato saccheggiato completamente – racconta ancora – Alla gente manca tutto, loro bruciano i mobili per riscaldarsi di notte e cucinare qualcosa. Perché quello che avviene a Mariupol ora forse accadeva ai tempi della seconda guerra mondiale”. Infine, la giovane madre ucraina lamenta il fatto che ora dopo oltre cinque mesi di guerra nei Paesi europei la gente non voglia più vedere la realtà della distruzione in Ucraina. I social – denuncia – “cancellano i contenuti sulla guerra perché ritenuti sensibili, non accettabili. Capisco che le persone ora sono in ferie, specialmente i paesi come Italia, Francia, Spagna. La gente vuole rilassarsi e non pensare alla guerra in una Ucraina lontana. Ma vorrei ricordare – avvisa – che la terra è rotonda e nessuno sa che forse ‘Mariupol’, ‘Bucha’ e ‘Irpin’ potrebbero ripetersi in un altro paese in Italia, Francia o Spagna. Nessuno è assicurato dal destino che ora è toccato all’Ucraina”.  

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